Picchiava, ricattava e derubava il compagno? 33enne assolta al termine del processo

Rispondeva di maltrattamenti in famiglia, estorsione, danneggiamento e furto ed è stata assolta da ogni accusa. La pubblica accusa aveva invocato la condanna a 4 anni.

Termina con l’assoluzione il processo nei confronti di una 33enne, originaria di Roma, accusata di avere ripetutamente picchiato il compagno, un leccese di 46 anni e di averlo minacciato di morte, pretendendo continue somme di denaro e impossessandosi di orologi di valore e preziosi. Non solo, lo avrebbe perseguitato con oltre 100 chiamate e 50 messaggi al giorno (in circa un anno e mezzo di relazione).

La sentenza di assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste” è stata emessa oggi dai giudici della prima sezione collegiale (presidente Fabrizio Malagnino, a latere Marco Marangio Mauro e Maddalena Torelli), al termine del processo di primo grado. Il pm aveva chiesto la condanna dell’imputata a 4 anni di reclusione. Rispondeva di maltrattamenti in famiglia, estorsione, danneggiamento e furto, ma è stata assolta da ogni accusa.

L’inchiesta ha preso il via dalla denuncia della presunta vittima. Secondo l’accusa, tra ottobre del 2020 e gennaio del 2022, l’uomo sarebbe stato ripetutamente aggredito, anche in presenza di sua figlia, dalla compagna dell’epoca, in stato di alterazione per il consumo di sostanze stupefacenti, con calci, graffi, testate e pugni.

Non solo, sempre in base all’accusa, l’uomo sarebbe stato costretto a versarle 500 euro al giorno, per non costringerla a divulgare materiale fotografico e video intimi. E la 33enne avrebbe preteso altri soldi, attribuendo all’uomo la paternità di una bambina.

Era accusata, anche, della sparizione da casa di un Rolex del valore di circa 40mila euro, un bracciale Daytona di 15mila euro, una ventiquattrore Louis Vuitton da 7 mila euro, un portagioie Louis Vuitton da 27mila euro. E poi, di un Ipad Pro Max da 1500 euro, di un diamante Tennis da 11 carati e persino di stampe in oro di Salvador Dalì. E le veniva contestato il danneggiamento degli arredi interni della casa e dei vestiti.

Il 46enne si era costituito parte civile con il legale Savino Vantaggiato. La donna era difesa dall’avvocato Luigi Covella.