Chiede scusa alla famiglia per quanto fatto e ricostruisce le fasi dell’omicidio del giovane di Taviano, l’ergastolano Angelo Salvatore Vacca. In mattinata, il 52enne di Racale ha avuto un colloquio di circa mezz’ora in carcere con il proprio legale, l’avvocato Francesco Fasano. Il detenuto ha fornito la propria versione dei fatti sulla morte di Claudio Giorgino, scomparso 25 anni fa. Dopo aver fornito indicazioni sul ritrovamento di ossa umane, a suo dire, appartenenti al ragazzo e avere confessato l’omicidio, egli nella giornata di oggi ha aggiunto ulteriori particolari sulla vicenda.
Vacca ha sostenuto di avere fissato un appuntamento con Giorgino, il 24 agosto del 1994. Il motivo dell’incontro, avvenuto intorno alle 13:30, un chiarimento su di un presunto furto per mano di quest’ultimo. La discussione sarebbe ben presto degenerata e Vacca avrebbe estratto una pistola, che in quel periodo portava spesso con sè, sparando in testa il giovane. Una volta eseguito l’omicidio, avrebbe gettato il corpo di Giorgino in quel pozzo nelle campagne di Matino, in località “Lazzarello”, dove nelle scorse ore, sono stati ritrovati dei resti umani. Vacca ha inoltre ribadito al suo legale di avere aiutato gli investigatori a ritrovare le ossa e di avere confessato l’omicidio, per togliersi un peso dalla coscienza e per fare in modo che fosse data degna sepoltura alla vittima.
L’esame del Dna
Intanto, il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi che coordina le indagini, ha conferito nelle scorse ore, l’incarico al medico legale Alberto Tortorella ed al professore Francesco Introna, direttore dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari. L’esame autoptico si svolgerà nei prossimi giorni e si cercherà di estrarre dalle ossa il Dna della vittima, per capire se effettivamente i resti umani ritrovati appartengano a Giorgino e se le dichiarazioni del boss siano da ritenere attendibili.
Il boss Angelo Salvatore Vacca
Angelo Salvatore Vacca deve scontare nel carcere di Milano, la condanna in via definitiva per l’omicidio di Luciano Stefanelli, il boss emergente ucciso a colpi di kalashnikov, nel centro di Taviano, nel mese di luglio del 1995.
Adesso si trova momentaneamente detenuto presso la Casa Circondariale di Borgo San Nicola.
La presunta vittima dell’omicidio
Claudio Giorgino aveva alcuni piccoli precedenti penali per reati contro il patrimonio, ma non era considerato dagli inquirenti una figura emergente della criminalità organizzata. Ad ogni modo, da quanto venne a galla all’epoca dei fatti, si sarebbe trattato di un caso di “lupara bianca”. Ora saranno le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo di Lecce, a verificare il movente e le circostanze in cui è avvenuto il presunto omicidio.
Nel frattempo, in attesa dei risultati clinici di confronto sul DNA, la famiglia di Giorgino chiede “comprensione del proprio dolore”. L’anziana madre dello scomparso, oggi 92enne, da quel 24 agosto di venticinque anni fa, in cui Claudio, allora trentenne, uscì da casa per non farvi più ritorno, vive nella continua speranza di riabbracciare il figlio o avere una tomba su cui piangere la prematura morte.t
