Scomparsa Mauro Romano: anche una donna tra i fiancheggiatori del gruppo criminale?

È una delle nuove ipotesi che stanno venendo a galla in queste ore sulla scomparsa del bambino di Racale, avvenuta nel lontano giugno del lontano 1977.

Una donna tra i fiancheggiatori del gruppo criminale che avrebbe sequestrato e forse venduto Mauro Romano ad un famiglia facoltosa? È una delle nuove ipotesi che stanno venendo a galla in queste ore sulla scomparsa del bambino di Racale, avvenuta nel lontano giugno del lontano 1977.

Dopo avere individuato il presunto sequestratore, gli investigatori sono sulle tracce dei fiancheggiatori. Tra cui, il complice dello “zio”, con il quale il bambino si allontanò a bordo di un Apecar. Si tratterebbe di una persona che conosceva la famiglia di Mauro e sapeva che quel giorno i genitori del bambino lo avrebbero lasciato dai nonni per partecipare a un funerale fuori regione. E appare probabile che Mauro possa essere stato tenuto in un casolare nei pressi di Taviano, prima di essere venduto a chi commissionò il sequestro. Anche perché, già all’epoca dei fatti, in località Castelforte furono rinvenute possibili tracce della presenza del bambino, grazie all’aiuto dei cani molecolari. Gli investigatori trovarono un batuffolo di ovatta, impregnato di narcotizzante (misteriosamente sparito) e una sorta di giaciglio improvvisato.

In quel casolare Mauro avrebbe trascorso la notte presumibilmente narcotizzato e non si esclude la presenza sul posto di una donna che si sarebbe occupata della custodia del bambino.

E come affermato dall’avvocato Antonio La Scala, durante “Chi l’ha visto”, se si trattasse di una donna il fatto sarebbe ancora più inquietante perché, essendo magari madre, si sarebbe dovuta rendere conto della gravità del gesto.

Questa è dunque una possibile ricostruzione di ciò che avvenne nell’imminenza della scomparsa di Mauro. Successivamente, il bambino potrebbe essere stato venduto a chi commissionò il sequestro, magari all’estero ad una famiglia facoltosa, senza figli. E su questo punto, si stanno soffermando le indagini difensive del legale della famiglia, che sta analizzando una serie di documenti e testimonianze, che potrebbero avvalorare questa pista.

Nuove indicazioni su quanto accaduto quel giorno di giugno, potrebbero venire proprio dal presunto rapitore, un 70enne di Taviano. L’uomo potrebbe essere sentito dagli inquirenti nelle prossime ore.

Intanto, circa un mese fa, il pm Stefania Mininni ha sentito Vito Paolo Troisi, detenuto nel carcere Opera di Milano. L’ascolto si è tenuto in videoconferenza ed il contenuto è top secret. Certamente, la decisione di sentire l’ergastolano, condannato al carcere a vita per per l’omicidio di Luciano Stefanelli, non è casuale. Sembrerebbe che Troisi facesse parte del gruppo di amici con cui Mauro giocava da bambino, anche se inizialmente dichiarò di non ricordare molto di quel tragico giorno.

Il presunto rapitore, individuato dagli inquirenti, non sarebbe comunque l’uomo arrestato nei mesi scorsi per i presunti abusi sessuali ai danni di un gruppo di minorenni.
Quest’ultimo però è legato al giallo del piccolo Mauro, poiché in passato chiamò i genitori per chiedere 30 milioni di vecchie lire, una somma impensabile per l’epoca e venne condannato per tentata estorsione.

Nei mesi scorsi, dopo la richiesta di riapertura delle indagini invocata dall’avvocato Antonio La Scala, (presidente di Gens Nova), legale dei genitori di Mauro Romano, il pm Stefania Mininni ha aperto un’inchiesta ed il presunto pedofilo è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario e occultamento di cadavere.



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