Tap, chiuse le indagini: 19 persone indagate. “Lavori svolti senza autorizzazioni”

Chiusa l’inchiesta sulla realizzazione del gasdotto Tap, la Procura della Repubblica ha notificato alla società e a 18 persone l’avviso di conclusione delle indagini.

Deturpamento di bellezze naturali, danneggiamento, violazione del testo unico in materia edilizia e inquinamento idrico. Sono alcune delle accuse, scritte nero su bianco, nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, a firma del procuratore capo Leonardo Leone De Castris e del sostituto Valeria Farina Valaori, notificato a 19 persone – tra cui vertici della Trans Adriatic Pipeline e i rappresentanti legali di ditte incaricate dei lavori. Tanti sono gli indagati nell’inchiesta in cui sono confluiti due filoni di indagine, quello relativo ai presunti abusi negli espianti di ulivi di contrada Le Paesane e quello relativo all’inquinamento della falda.

Le contestazioni

Secondo la Procura, le opere per la realizzazione del tanto contestato gasdotto sarebbero state realizzate senza seguire le indicazioni della Valutazione di Impatto Ambientale e “su aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico”. Insomma, su zone agricole dichiarate di “notevole interesse pubblico”.

Secondo l’accusa, i lavori si sarebbero svolti in assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie, “essendo illegittima – si legge– quella rilasciata con D.M 223 dell’11/9/2014 e DM n 72/2015 (compatibilità ambientale) poiché adottata senza valutazione degli ‘effetti cumulativi’ esterni ed interni”. E sono “parimenti illegittime le varianti in corso d’opera non sottoposte a procedura di verifica di esclusione dalla Via e, dunque, non autorizzate”.

Non solo, nel provvedimento si fa riferimento anche all’espianto degli ulivi in località «Le Paesane» (gli alberi secondo la Procura sono stati “spostati” in un periodo diverso da quello autorizzato) e all’inquinamento della falda acquifera a pochi passi dal cantiere, causa una mancata o incompleta impermeabilizzazione. Impossibile dimenticare la polemica sul «cromo esavalente».

Stralciata invece l’ipotesi di truffa contestata ai vertici di Tap Italia, Michele Elia e Clara Risso e al dirigente del Ministero dello sviluppo economico Gilberto Dialuce, per non aver sottoposto l’opera alla direttiva Seveso. La conclusione alla quale era arrivato il pool di esperti incaricati dal gip Cinzia Vergine aveva chiarito la querelle: l’opera non può essere assimilabile ad uno stabilimento e quindi il terminale Tap e quello di Snam per la interconnessione con la rete nazionale devono essere considerati due progetti differenti.

Il commento di Tap

“TAP conferma la piena fiducia nei confronti dell’autorità giudiziaria, nonché nell’esito finale del procedimento, e che venga riconosciuta la piena liceità e correttezza delle attività del progetto. Coerentemente, continuerà a fornire la più ampia collaborazione alla Procura e al Tribunale di Lecce sottoponendo ogni ulteriore elemento di valutazione e approfondimento, confidando nella rapida conclusione del procedimento” si legge in una nota.



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