Tirate per i capelli e spintoni ai piccoli alunni? Maestra di sostegno condannata a 3 anni e 6 mesi

Il giudice anche disposto il risarcimento del danno in favore dei genitori degli studenti, che si erano costituiti parte civile.

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Si conclude con la condanna il processo a carico di una maestra di sostegno di Nardò, accusata di maltrattamenti nei confronti dei piccoli alunni di una scuola primaria.

Nella giornata di ieri, il giudice monocratico Pietro Baffa ha inflitto la pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione alla 56enne. Risponde dell’accusa di maltrattamenti di persone loro affidate per istruzione e lesioni personali. Oltre che abuso di mezzi di correzione.

Il giudice anche disposto il risarcimento del danno in favore dei genitori di tre studenti, parti civili con gli avvocati Giulia Bonsegna, Tommaso Valente, Gaetano Sodo ed Antonio Falangone. L’imputata, che ha sempre fermamente negato le accuse, difesa dai legali Massimo Muci ed Annamaria Ciardo, potrà presentare ricorso in Appello, una volta depositate le motivazioni della sentenza.

L’inchiesta è nata dalla denuncia di alcune mamme che avrebbero notato i lividi o comportamenti ‘inspiegabili’ dei loro figli. Gli episodi contestati si sarebbero verificati a gennaio del 2019. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Maria Rosaria Micucci, alcuni scolari venivano presi per i capelli o a ceffoni ed altri umiliati davanti ai compagni. A volte, la maestra avrebbe costretto i bambini a farsi la pipì addosso, negandogli il permesso per andare in bagno. Tutti comportamenti che avrebbero generato malesseri negli alunni sfociati in crisi di pianto, agitazione, oltre al rifiuto di andare a scuola.

Nel mese di marzo, i carabinieri della stazione di Nardò eseguirono, nei confronti della maestra, un’ordinanza applicativa della misura interdittiva della sospensione per 1 anno dall’esercizio di un pubblico servizio. In seguito, il Riesame, accogliendo l’istanza della difesa ridusse a 6 mesi il provvedimento.

Ed in queste ore, invece, è arrivata la condanna in primo grado, verso la quale la difesa potrà presentare Appello.

Ed a margine della sentenza, le colleghe dell’insegnante, in un messaggio hanno affermato: “Noi docenti, alla luce delle recenti notizie relative alla vicenda che ha riguardato la collega, sentiamo la necessità morale e deontologica di intervenire in merito. Non intendiamo farlo da un punto di vista giudiziario, che non è di nostra competenza, ma in qualità di insegnanti ed educatori della scuola pubblica italiana”. Ed aggiungono: “Nel contesto odierno particolarmente complesso è sempre più difficile essere una comunità educante ed inclusiva, ma ciò non ci dispensa dallo svolgere con dedizione, nonostante difficoltà e pericoli, la funzione cui siamo deputati per il raggiungimento della finalità per cui l’Istituzione è nata. Dedizione che ha sempre connotato l’attività della nostra collega, testimoniata da una carriera ultraventennale dedicata agli alunni più fragili”.

E concludono, affermando: “Pertanto ci sentiamo pienamente solidali con la professoressa, alla quale offriamo tutto il nostro sostegno”.