Inchiesta Hydruntiade, in corso l’udienza preliminare. I fratelli Cariddi: “Esiliati dalla nostra città”

I legali dei due ex sindaci hanno depositato uno scritto che contiene le dichiarazioni spontanee rese dai propri assistiti.

I fratelli Cariddi, coinvolti nell’inchiesta “Hydruntiade”, si professano innocenti.

Nella giornata di oggi, nel corso dell’udienza preliminare dinanzi al gup Alessandra Sermarini, che si è svolta presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, i legali dei due ex sindaci hanno depositato uno scritto che contiene le dichiarazioni spontanee dei propri assistiti. Pierpaolo Cariddi, 56 anni, difeso dagli avvocati Gianluca D’Oria e Alessandro Dello Russo e Luciano Cariddi, 54 anni, ex “primo cittadino” fino al 2017, assistito da Viola Messa e Michele Laforgia.

Si legge nel documento: «Siamo sottoposti da più di sette mesi a misure restrittive della nostra libertà personale. Abbiamo subito oltre tre mesi di custodia cautelare in carcere, altri due mesi e mezzo agli arresti domiciliari, con divieto assoluto di comunicare con l’esterno, e siamo tuttora esiliati dalla nostra città, Otranto. Ci è stato persino negato di raggiungere il nostro luogo di lavoro e di poter mantenere le nostre famiglie. Per una parte della magistratura leccese siamo così pericolosi da non poter mettere piede nel nostro Comune di residenza».

Nello scritto, i Cariddi si difendono dalle accuse, affermando: «Eppure, non siamo terroristi e non abbiamo fatto mai male a nessuno. Il delitto per il quale siamo puniti anticipatamente è quello di aver preso parte alla vita pubblica di Otranto, la nostra colpa è di essere stati scelti, dai cittadini, come Sindaci. Nei provvedimenti giudiziari è scritto che per questo avremmo promosso, costituito e organizzato una associazione per delinquere e commesso una lunga serie di reati contro la pubblica amministrazione. Per i Pubblici Ministeri, avremmo coltivato interessi privati e non quelli della collettività. Lo dicono dopo averci sottoposto a una lunghissima indagine, esaminato centinaia di atti amministrativi e ascoltato tutte le nostre conversazioni, ma senza contestarci neppure un euro di “tangente”. In questi anni noi non ci siamo arricchiti, mentre Otranto è diventata una città più bella e più ricca. Lo riconoscono tutti, anche i nostri avversari politici»

E si legge nel documento: «Ribadiamo, con forza, di non aver mai commesso alcun illecito e di avere sempre agito nel rispetto della legge e nell’interesse dei cittadini. Sappiamo che la nostra ostinazione nel professarci innocenti suona oltraggiosa per chi ci accusa con tanta veemenza, ma anche se oggi la nostra voce è flebile e inascoltata, siamo certi che nel processo emergerà l’infondatezza di tutte le imputazioni. Perché la verità è più forte di qualsiasi potere».

E concludono, affermando: «È dunque proprio per il rispetto che si deve alla funzione giudiziaria che abbiamo chiesto ai nostri difensori di superare rapidamente la fase dell’udienza preliminare – in cui la nostra posizione dovrebbe essere discussa per prima e in un’unica udienza, contro ogni logica – per essere giudicati al più presto, nel pieno contraddittorio delle parti, davanti a un giudice terzo e imparziale. Per poter provare, finalmente in posizione di parità con i nostri accusatori, che i fatti che ci vengono addebitati non sussistono. Nella speranza di poterlo fare, finalmente, da uomini liberi».

I legali dei fratelli Cariddi, nel corso dell’udienza preliminare hanno chiesto il proscioglimento dei propri assistiti. In precedenza, si è tenuta la requisitoria dei pubblici ministeri Elsa Valeria Mignone e Giorgia Villa che hanno ha chiesto il rinvio a giudizio per i due e per quasi tutti gli altri imputati.



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