Dalle prime ore dell’alba, i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Lecce – su delega della Procura della Repubblica del capoluogo salentina – hanno eseguito nove ordinanze di custodia cautelare a carico di componenti di un gruppo criminale con base a Galatina, sequestrando beni immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro.
Le indagini – dirette dal Procuratore Cataldo Motta e dal Sostituto Procuratore Alessio Coccioli – hanno consentito di disarticolare una pericolosa associazione a delinquere dedita all’usura, all’esercizio abusivo del risparmio, a condotte estorsive, al riciclaggio e reimpiego di denaro di provenienza delittuosa nonché alla turbativa d’asta, capeggiata da soggetti contigui ad esponenti di rango del clan mafioso Coluccia. Le complesse investigazioni avrebbero rilevato che le modalità d’azione fossero accompagnate da vere e proprie pretese creditorie con comportamenti minacciosi sfociati in numerosi episodi di estorsione e violenza privata. Tutti i dettagli dell’operazione sono stati illustrati questa mattina durante una conferenza stampa tenutasi presso il Comando Provinciale leccese.
"Raramente le investigazioni partodono da denunce dirette – ha sottolineato il Procuratore Motta al termine dell'incontro avuto coi giornalisti salentini – quanto si tratta di reati del genere. Tutto si viene a scoprire da un episodio singolo, dal quale poi ne emergono altri grazie all'ausilio delle intercettazioni telefoniche. Bisognerebbe spiegare, a molti, che in certe situazioni si può anche essere vittime. Molte, putroppo, quando vengono interrogate negano davanti all'evidenza, passando da parte lesa a favoreggiatori. C'è ancora tanto sommerso".
I militari della Fiamme Gialle, sempre in esecuzione di decreti specifici emessi dall’Autorità Giudiziaria del capoluogo, sono impegnati, altresì, nella procedura di sequestro di:
- 6 fabbricati;
- un opificio industriale;
- 13 beni mobili registrati (auto/veicoli);
- una società di capitali (capitale sociale e compendio aziendale);
- 2 ditte individuali;
- quote di capitale per un valore nominale pari a 3.500 euro;
- saldi attiviti riferiti a 26 rapporti finanziari;
- 10 rapporti assicurativi/fondi pensione;
L'organizzazione – spiegano dalla sede di Piazzetta dei Peruzzi – oltre ad esercitare (come anticipato in apertura d'articolo) abusivamente l'attività finanziaria verso un'ampia platea di soggetti, tra i quali numerosi in stato di bisogno, poneva in essere vere e proprie attività usurarie con l'applicazione di tassi d'interesse oscillanti tra il 121% e il 183% annui. Al fine di ostacolare l'accertamento della provenienza delittuosa dei proventi di tale attività, gli assegni bancari ed effetti cambiari che gli indagati ricevevano (anche a garanzia di prestiti concessi), venivano negoziati su conti intestati a terze persone a loro riconducibili.
A compendio delle indagini è stata anche accertata una condotta delittuosa in danno dello stesso Fondo di Solidarietà Antiracket e Usura. In buona sostanza, uno degli attuali usurati – un imprenditore edile – formulava istanza di accesso al predetto Fondo in relazione ad episodi di estorsione subiti alcuni anni prima da altro gruppo criminale (rientranti in altro procedimento penale), rappresentando falsamente l’esistenza di un debito commerciale nei confronti di uno degli appartenenti all’attuale sodalizio. In tal modo otteneva una maggiore erogazione rispetto al dovuto, pari a 115mila euro circa, che riversava al suo aguzzino non già quale saldo del debito commerciale bensì – come poi emerso dalle indagini – quale corresponsione di interessi usurai dovuti all’organizzazione.
Si è accertato, inoltre, come taluni proventi conseguiti dai delitti di usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria fossero stati impiegati per finanziare attività commerciali riconducibili a congiunti degli indagati, una delle quali operante nel commercio di oro e preziosi, ovvero utilizzati per investimenti nel settore immobiliare, come attestato dalla frequente partecipazione di taluni degli arrestati alle procedure esecutive presso il Tribunale di Lecce. Riscontri sulla regolarità di tali aggiudicazioni hanno evidenziato gravi condotte tese a turbare la libertà mediante minacce di azioni ritorsive rivolte dai sodali contro privati per costringerli ad abbandonare l’asta al fine di ottenerne l’aggiudicazione.
È emerso, infine, come uno dei capi dell’organizzazione, agendo in concorso con alcuni dipendenti pubblici in servizio presso il Comune di Galatina, fosse riuscito a turbare una procedura pubblica di aggiudicazione con riferimento alla gara d’appalto per il “servizio di refezione delle scuole dell’infanzia statali in gestione diretta – A.S. 2011/2012”, consentendo l’assegnazione del relativo servizio alla ditta individuale riconducibile alla propria coniuge.
Rilevata l’enorme ricchezza accumulata dai componenti del sodalizio, frutto delle illecite attività poste in essere dall’organizzazione, venivano eseguiti, su delega dell’A.G. inquirente, approfonditi accertamenti patrimoniali finalizzati alla confisca dei beni, come previsto dall’articolo 12 sexies della Legge 352/92, che consentivano di acquisire significative evidenze in ordine alla fittizia intestazione di beni dal rilevante valore in favore di prossimi congiunti degli indagati, al fine di eludere l’applicazione della normativa antimafia in tema di confisca dei patrimoni detenuti in misura sproporzionata alle fonti reddituali lecite.
Alla ricostruzione di tale patrimonio è intervenuto in supporto anche il Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza con sede in Roma, accertando come tali investimenti fossero stati finanziati con apporto di capitali che non hanno trovato giustificazione nei redditi dichiarati e nelle attività svolte dagli indagati e dai loro familiari.
