
Un ragazzo di quindici anni della provincia di Lecce è stato affidato ad una comunità educativa per minori. Sono stati i Carabinieri della stazione di Minervino di Lecce a consegnare l’ordinanza di custodia cautelale emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale per i minorenni su richiesta del Procuratore, la dottoressa Simona Filoni e del Sostituto procuratore, la dottoressa Paola Guglielmi. Il provvedimento è solo l’ultimo passo di una indagine delicata che ha preso il via dalla denuncia della madre della vittima, una quindicenne delle provincia di Lecce. L’accusa contestata al coetaneo accompagnato in comunità è di violenza aggravata in concorso con un altro minore, ma nel suo caso le indagini sono ancora in corso per “cristallizzare” la sua posizione.
I fatti
I fatti sarebbero avvenuti un pomeriggio d’estate, a luglio 2024, nel bagno della stazione ferroviaria di Maglie. Qui la vittima aveva un appuntamento con due ragazzi, uno dei quali a lei sentimentalmente legato. Secondo la ricostruzione di quanto accaduto, i due avrebbero approfittato del fatto che la ragazza fosse andata in bagno. In questo contesto, secondo l’accusa, si sarebbe consumata la violenza. Uno avrebbe abusato di lei, mentre l’altro, il fidanzatino, attendeva nell’altro bagno, affermando di voler sentire cosa stava accadendo.
A interrompere tutto è stata la madre della ragazza, che, preoccupata che la figlia non aveva risposto ad una sua chiamata, è entrata nella stazione ferroviaria, spingendo i ragazzi alla fuga.
La minore è stata subito accompagnata in ospedale, dove i medici del reparto di Ginecologia dell’Ospedale di Scorrano hanno riscontrato segni compatibili con la violenza. Sono stati effettuati anche dei prelievi biologici. Nel frattempo, i Carabinieri della stazione di Maglie, che avevano raccolto la denuncia hanno dato il via all’indagine approfondita con il tempo analizzando le testimonianze, le prove raccolte e dispositivi elettronici.
Le prove
I campioni prelevati, successivamente analizzati da Consulente Tecnico incaricato dai Pubblici Ministeri della Procura per i Minorenni, hanno consentito di riscontrare l’esistenza di materiale organico riconducibile all’indagato destinatario della misura cautelare.
Il sequestro dei cellulari di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda ha permesso di rinvenire, sulla memoria, chat di indiscusso interesse investigativo e probatorio, intercorse, in particolare, tra gli indagati e la persona offesa e tra gli indagati e la madre della giovanissima vittima alla quale i coautori indiziati dei gravi fatti di reato
chiedevano di non sporgere denuncia.
Sulla base di questi elementi, il 24 marzo 2025 il giudice ha stabilito il collocamento del quindicenne in una comunità educativa, ritenendo alto il rischio che episodi simili potessero ripetersi. I due indagati sono assistiti dall’avvocato Umberto Leo.