Monocoltura e monocultura. A dare fastidio, non è la xylella

La scelta di una produzione intensiva e omologata di ulivi, come ribattuta al batterio, rischia di radicare anche un pensiero e una cultura omologata. Questo pericolo e altri effetti negativi sull’ambiente e sull’economia, sono ciò che un documentario sta cercando di far conoscere

“Legno vivo – Xylella, oltre il batterio” è il titolo del film informativo prodotto con parte dei fondi raccolti grazie alla campagna Gofundme, che racconta cosa sta avvenendo in Puglia, agli olivi e alle persone. È stato proiettato dal 2019 in diverse città italiane, ieri a Lecce, presso le Manifatture Knos, durante un incontro organizzato dall’associazione culturale Janub in collaborazione con Oltre Mercato Salento e Adipa Puglia.

Scritto e prodotto da Elena Tioli, Francesca della Giavampaola, Filippo Bellantoni e Simone Cannone, mette in luce sia i danni causati all’ambiente e alla salute delle persone dalle cospicue irrogazioni di pesticidi e dalle irrogazioni di prodotti fitosanitari, in atto dal 2013 contro la Xylella, sia l’infondatezza scientifica della strategia dell’eradicazione.

“Nell’Antica Grecia era prevista la pena di morte per chi abbatteva un ulivo. Ma oggi per la pianta sacra per eccellenza i tempi sono cambiati: in Puglia chi non abbatte gli ulivi rischia multe salate, attacchi e ritorsioni”.

Non è tutta colpa di un batterio, si tratta di una questione agricola ed economica, perché ad essere “fastidiosa” in realtà, è la ricchezza di un territorio su cui i grandi poteri vogliono mettere le mani.

“Per il momento l’impressione è che con la scusa del presunto morbo si vogliano controllare i semi, la terra e l’acqua. Si voglia introdurre un nuovo modello di produzione intensivo realizzato anche e soprattutto con l’uso di prodotti chimici e con l’innesto di piante che producono royalties. Si tratta di un progetto orientato esclusivamente allo sfruttamento del suolo e della natura con nefaste conseguenze sull’ambiente e sulla salute che segna la fine dell’attività agricola svolta da piccoli proprietari…Il caso Xylella è paradigmatico del percorso dell’agricoltura nei nostri tempi. Distruzione dei piccoli contadini a favore della chimica delle grandi multinazionali. Una nuova forma di land grabbing” (Alberto Lucarelli, professore di Diritto Costituzionale presso l’Università di Napoli Federico II).

Per scoprire e comprendere a cosa porteranno le scelte politiche ed agricole intraprese, sulla Puglia e sull’Italia, le due giornaliste, Elena Tioli e Francesca della Giavampaola, sono andate in Spagna, precisamente nella provincia di Almeria, dove già dagli anni 90 gli antichi uliveti sono stati espiantati a favore di una produzione brevettata intensiva realizzata con l’utilizzo di sostanza chimiche.

In 25 anni il paesaggio è cambiato drasticamente così come la vita di chi abita quei luoghi: falde acquifere prosciugate, fiumi che fino al 2000 portavano 90 litri di acqua al secondo oggi non arrivano a 4, pozzi da cui non si tira su neanche una goccia di acqua, emigrazione altissima e paesi abbandonati, terre svendute a due lire, assenza totale di contadini e piccoli agricoltori, a tutto vantaggio dei grandi latifondisti; suoli sempre più sterili e devastati da fitofarmaci e fertilizzanti, acqua desalinizzata dai rubinetti delle abitazioni, campagne vuote, di uomini e di animali, ulivi resi improduttivi da una potatura meccanizzata dopo neanche 10 anni dalla piantumazione, tante olive che marciscono a terra, perché venderle a così poco non vale manco il costo della raccolta, tanta paura di parlare e tanta omertà. Questo è il progresso che stanno imponendo anche alla Puglia. Un guadagno per pochi a discapito del bene di tutti”.

È evidente che la questione ha assunto anche risvolti sociali, per tanto è fondamentale la coesione tra i cittadini e una approfondita conoscenza di tutti gli aspetti del problema e delle possibili soluzioni,affinché la Puglia non perda una parte portante della sua cultura, affinché l’Italia non perda un’altra eccellenza del Made in Italy e a vincere ancora una volta siano gli interessi sbagliati.