Lecce e il suo patrimonio immobiliare: aumentano le abitazioni, l’analisi di Confartigianato

Aumentano le abitazioni a Lecce e provincia. Si contano 507.800 fabbricati, di cui 58.852 in città. Nell’analisi di Confartigianato curata da Davide Stasi, ecco tutti i dati sul patrimonio immobiliare di tipo residenziale, suddiviso per categoria catastale.

Aumentano le abitazioni a Lecce e provincia. Questo è quanto rileva l’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce, diretto da Davide Stasi, che ha realizzato una “mappatura” degli immobili a destinazione residenziale, in base alle planimetrie del catasto edilizio urbano. Uno studio che analizza, peraltro, l'evoluzione degli ultimi dieci anni. Rispetto al 2006 ci sono ben 44.115 fabbricati in più (13.311 rispetto al 2010 e 2.860 rispetto al 2012). Ad oggi, per esempio, si contano 507.800 fabbricati di tipo residenziale; nel 2006 ce ne erano 463.685. Quattro anni dopo 494.489 e nel 2012 ne risultavano accatastati 504.940. La costruzione di nuovi appartamenti, dunque, non si è mai arrestata nel Salento. Un po' ovunque sono comparsi palazzi condominiali e le periferie si sono man mano estese.
 
Le variazioni più significative dal 2006 ad oggi hanno interessato le case di tipo “economico»”. Ce ne sono 45.051 in più (da 228.966 a 274.017). Quelle di tipo “civile»” sono aumentate di 9.694 unità (da 39.287 a 48.981), mentre i villini di 6.174 unità (da 18.243 a 24.417). Nello stesso arco temporale, però, sono diminuite le case ultra-popolari di 9.007 unità (da 29.010 a 20.003), quelle popolari di 6.825 unità (da 143.384 a 136.559) e quelle rurali di 963 (da 4.193 a 3.230). Stabili le abitazioni di tipo signorile (da 387 a 350), le ville di grandi dimensioni (da 193 a 217), i castelli e i palazzi di pregio storico o artistico (da 22 a 26). Per queste ultime tre categorie, anche se fossero “prime case”, i rispettivi proprietari dovranno continuare a pagare le tasse immobiliari, mentre gli altri fabbricati ne sono esenti, ma solo se si risiede.
 
Ad oggi, la rendita catastale complessiva delle abitazioni costruite in provincia di Lecce ammonta a 161 milioni di euro. La consistenza totale è di 2,9 milioni di vani ed occupano una superficie di ben 65,8 milioni di metri quadri. I fabbricati risultano accatastati, per lo più, nella categoria A3, cioè di tipo “economico”, costruiti su una superficie di 36,5 milioni di metri quadri. La tipologia “popolare” (A4) è la seconda più diffusa, occupando 12,5 milioni di metri quadri. Segue quella «civile» con poco più di 10,5 milioni. Nella sola città di Lecce si contano oggi 58.852 abitazioni; nel 2006 erano 55.261 e in dieci anni ne sono comparse 3.591 in più. Le più costruite sono quelle di tipo economico. Ce ne sono 35.776. Seguono quelle popolari (12.715), quelle di tipo “civile”, (6.586), i villini (2.785), i fabbricati ultra-popolari (815), mentre quelli di pregio sono 175, di cui 106 palazzi signorili, 50 ville e 19 tra castelli ed edifici di valore storico o artistico.
 
La rendita catastale complessiva è di 35,3 milioni, la consistenza di 361.029 vani e la superficie supera i 7,8 milioni di metri quadri. “Questa mappaturaspiega Davide Stasi, direttore dell'Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Leccepermette di comprendere l'evoluzione del patrimonio immobiliare residenziale nel Salento. In questi anni sono stati scovati numerosi fabbricati “fantasma”, immobili non dichiarati a danno del paesaggio e del territorio. Tempo fa, l’Agenzia delle entrate ha avviato un minuzioso lavoro di sovrapposizione delle foto aree sulla propria cartografia catastale. Gli accertamenti hanno acceso i riflettori su centinaia di case, garage e box auto che risultavano “invisibili” al Fisco e ai rispettivi municipi. Alcune costruzioni sono state accatastate d’ufficio e a ciascun immobile è stata attribuita una rendita “presunta”, fondata su dimensioni, condizione e collocazione”. “Non sono mancate le sorprese – aggiunge – allorquando si è reso necessario procedere nei confronti di alcuni proprietari. Tra loro, infatti, figuravano persone non più in vita.”.
 
Bisogna fare attenzione anche agli interventi edilizi che incidono sul classamento e sulla rendita per i quali non sono stati presentati gli atti di aggiornamento. Rientrano in questa casistica l’ampliamento delle unità immobiliari dopo la redazione della planimetria, la costruzione di pertinenze, le ristrutturazione, il frazionamento o le annessioni di dipendenze esclusive o parti comuni, nonché i cambi di destinazione d’uso. Questi casi sono eterogenei visto che le modifiche possono derivare anche da interventi edili “minori”. Non hanno invece rilevanza quelle modifiche esterne o interne del fabbricato se non incidono sul perimetro dell’unità immobiliare e non alterino il numero di vani e la relativa funzionalità.  Da quest'anno, fortunatamente, con la Legge di stabilità 2016, si abbassa il carico fiscale sugli immobili, ormai considerato insostenibile per i possessori di appartamenti e ville.
 
Negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito ad una continua ed incessante introduzione di nuovi tributi, che hanno dato vita ad un groviglio di imposte che hanno raddoppiato e, in certi casi, triplicato gli importi dovuti rispetto a quelli del 2011. Tra le principali novità della recente Legge di stabilità, l'abolizione della Tasi sulla prima casa, l’esenzione dell'Imu per le abitazioni concesse in comodato d’uso a figli o genitori e la riduzione del 25 per cento dell’importo dovuto dai proprietari che cedono un immobile in locazione a canone concordato. “Positiva anche l'agevolazione sull'imposta di registro per la prima casa, grazie alla qualepuntualizza Stasiè possibile fruire dell’aliquota agevolata al 2 per cento, anche nei confronti di chi al momento del rogito già possiede un immobile, purché provveda ad alienarlo entro un anno dalla data dell’atto”.



In questo articolo: