​Polizia Penitenziaria, il riordino delle carriere mette a rischio la nuova dirigenza

Non lo stanno vivendo come avrebbero voluto il riordino delle carriere gli agenti della Polizia Penitenziaria che affidano a un comunicato dell’Osapp tutte le loro perplessità. Poi la proposta: ‘e se lasciassimo il Ministero dell’Interno?’, chiosano.

‘E' triste constatare come le previsioni che noi dell'O.S.A.P.P. condividiamo con i Colleghi sul territorio si dimostrino, alla fine, profondamente esatte ed è altrettanto triste, se non peggio,  che gli effetti di una disastrosa gestione decennale della Polizia Penitenziaria, nella quale bandire concorsi interni per i dirigenti/direttori di carcere ai vertici degli uffici dipartimentali, significava venire meno al principio della Polizia Penitenziaria "mano d'opera a basso costo" che deve restare nelle sezioni e che non doveva progredire mai, ricadano sulle donne e sugli uomini del Corpo e non su chi, pur avendo la responsabilità di ben amministrare ha fatto sostanzialmente e solo i propri interessi di carriera’.
 
Inizia così il comunicato del sindacato degli agenti di Polizia Penitenziaria che lamentano tutte l falle di un settore alle prese, in questo momento, con il riordino delle carriere. ‘Quanto sta accadendo – lamenta ancora l’OSAPP – è che avendo la Polizia Penitenziaria solo 14 milioni di euro disponibili per il nuovo Riordino ed essendo in organico 26mila assistenti, di cui 23mila  assistenti , il così detto "assegno di responsabilità" agli stessi destinato  assorbirebbe l'intero stanziamento’.
 
‘Premesso che, se la Polizia Penitenziaria dovesse ottenere dal nuovo Riordino una dirigenza pari a quella che la Polizia di Stato ha previsto nel proprio Riordino i dirigenti del Corpo dovrebbero essere 1.180 e non 415 o, meglio, 365 come di recente definito, la "notizia" che la Polizia Penitenziaria sta per ottenere una dirigenza che non deve avere, che non merita e che non è necessaria, sarebbe filtrata fino ai Vertici dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato che, si racconta, avrebbero espresso la propria "afflitta" preoccupazione persino al Capo del Dap Santi Consolo e forse al Capo di Gabinetto Giovanni Melillo’.
 
‘Mai avrebbero quindi gridato – scrive Leo Beneduci –  Via Arenula convocando uno specifico incontro con quelli del Dap: non solo abbiamo perso 5.000 agenti con la Legge Madia, ma ne dobbiamo perdere altri 1.200 per avere dei dirigenti in più che nessuno vuole e che non servono per un Corpo di Polizia fatto solo di "servi" ? E chi le apre e chiude le celle, chi accompagna i detenuti alle docce, chi li salva quando tentano il suicidio, chi pota le rose e le siepi, chi aggiusta la rete elettrica e le caldaie, chi porta la terapia quando mancano i parasanitari, la posta e i passeggi, e il caffè ai direttori?’.
 
Da quanto sostengono gli agenti, però, sembra che la preoccupazione sia diventata quella che la Polizia Penitenziaria potrebbe avere troppi dirigenti e qualche agente in meno. ‘Ma come? – si legge ancora nella nota – Dopo i concorsi che non avete voluto, dopo che avete sbandierato ai quattro venti che i Poliziotti Penitenziari non devono guardare 24 ore su 24 i detenuti che devono essere lasciati liberi di circolare a piacimento nelle sezioni e non solo, come la sentenza Torreggiani prescriverebbe, tant'è che stanno aumentando le risse, i traffici interni e l'uso di sostanze tipo l'ecstasy?
 
Ci solletica in questo momento un'idea, invero di vecchio concepimento ma forse quanto mai attuale, che riguarda l'ineluttabilità di un passaggio del Corpo alle dipendenze del Ministero dell'Interno, per lasciare al proprio destino un'Amministrazione oramai morente  che non difende nè tutela chi rappresenta l'87% dei propri dipendenti e per abbandonare finalmente il dicastero della Giustizia, i cui attuali Vertici,  anche politici, un Corpo di Polizia all'interno delle carceri, chissà perché, proprio non lo sopportano’, conclude il comunicato.



In questo articolo: