Santu ”˜Ronzu nesciu. Si accendono le luminarie, inizia la festa

Con la processione dei Santi Patroni Oronzo, Giusto e Fortunato ha avuto inizio la tre giorni di festeggiamenti cittadini. Riti religiosi e civili che si intrecciano in una città invasa dai turisti

I leccesi fanno così. Chiudono le loro case nelle marine e si precipitano in città. Con la Festa di Sant’Oronzo comincia lentamente a concludersi il periodo estivo, il periodo delle vacanze. Per i bagni e il sole c’è tempo nel fine settimana, ma per il resto ci si prepara all’autunno, all’inizio della scuola, alla ripresa delle attività. Il traffico inizia ad essere insistente, almeno nelle vie del centro. Una nuova stagione è pronta a partire.

Ma per i tre giorni della festa, per il 24, 25 e 26 agosto di ogni anno non c’è nulla che tenga. C’è una città e la sua gente che si riappropriano dell’identità civica, intorno ad un Santo che li protegge dall’alto, dall’alto di una colonna che sovrasta una piazza storica che da lui prende il nome.

Sant’Oronzo è il santo protettore di Lecce e dei leccesi ed è per la processione in suo onore, e in onore degli altri due patroni Giusto e Fortunato, che si riempiono le vie del centro. Niente più della Processione sembra essere insieme evento religioso e civile, insieme. Un connubio di storia e tradizione per una città che sulle orme del passato cerca di costruire il suo futuro.

La Processione, dunque. Con il Vescovo, i sacerdoti, le Confraternite, i fedeli, i devoti, i curiosi. E poi il Sindaco con la fascia, la deputazione leccese. E i politici tutti. E gli amministratori: quella della Regione, quelli della Provincia e quelli del Comune. Tutti dietro ai Santi che sfilano ma sempre pronti a guardare tra la folla per strappare un saluto, un’occhiata, un segno di riconoscimento. Quindi l’arrivo in Piazza Duomo, le parole di Monsignor D’Ambrosio sul senso della festa e sulla necessità di riscoprire i valori veri di un evento che è prima di tutto una festa dello spirito.

Tocca quindi alle luminarie che si accendono in un tripudio di colori nel buio che scende e avvolge Lecce, per incantare cittadini e turisti. E poi l’odore, l’odore della cupeta salentina. Il rumore assordante del vociare festoso. Lo zucchero filato che si monta intorno allo stecco; il fritto che invade l’aria: rustici e calzoni in ogni vetrina. Poi le bancarelle. Quelle in cui si vendono panni gialli a prova di fuoco, panni gialli che sono in grado di asciugare secchi interi d’acqua. E pentole dal triplo fondo. E sguscia-ananas. E venditori di piatti e bicchieri più che infrangibili: indistruttibili. E vivaisti con tutte le piante grasse più originali e più belle. E gli stand etnici. E quelli cinesi.  E il pesce rosso. E gli zaini e i quaderni per la scuola.

E la gente. La gente che sfila nelle vie senza vedere dove la strada ha un inizio ed una fine. Inizia il 24 agosto la festa di Lecce e dei leccesi. A Sant’Oronzo sono tante le grazie che si possono e si devono chiedere.

In questa sezione il dettaglio della festa giorno per giorno.