Morì in ospedale un mese fa, ma il suo cane lo aspetta ancora all’uscita del ‘Fazzi’

Si chiama Kevin l’amico a quattro zampe adottato da personale, pazienti e visitatori del nosocomio leccese. Da più di un mese l’aiuola antistante l’ospedale è diventata la sua casa.

È scattata una gara di solidarietà tra medici e infermieri, visitatori e pazienti, per il pastore maremmano che è stato ormai adottato dal Fazzi. Il suo padrone è deceduto dopo il ricovero al nosocomio leccese, ma il cane non si arrende e spera ancora di vederlo uscire da quella porta.
  
È sempre lì, Kevin, in quella aiuola che è diventata, da più di un mese, la sua casa.
  
Era impossibile che  passasse inosservato agli occhi degli automobilisti di passaggio. Se è vero, infatti, che siamo abituati a vedere i randagi aggirarsi per le nostre strade, chi si avvicinava a Kevin capiva, subito che il cane non era lì per caso.
  
In molti condannano il brutto fenomeno del randagismo e alcuni trovano inaccettabile il gironzolare di cani abbandonati. Ma per Kevin, il cane che da un mese si aggira nei pressi della struttura ospedaliera, bisognava fare un’eccezione. Gli occhi smarriti del cane comunicavano la sua ansia e il suo sguardo  ha fatto fermare molte mani per una carezza. Kevin,in questo mese, non ha perso occasione per farsi capire: è sempre lì escodinzolando, guarda verso l’ingresso del “Vito Fazzi”, come per dire ‘non mi hanno abbandonato, aspetto solo il mio padrone’.
  
Lo affermano tutti i più noti addestratori: senza parlare, il cane mostra affetto in tanti modi. E lo sguardo di Kevin non lascia dubbi e conferma una certezza. Il cane è veramente il più fedele amico dell’uomo e la sua devozione al padrone è sconfinata e supera anche le barriere della morte.
  
La storia di Kevin non può non farci commuovere e riflettere. Già, perché il cuore dei nostri amici a quattro zampe, è più grande di quanto si possa immaginare.
  
Ricordarcene è fondamentale per poter gridare sempre più forte la nostra indignazione per gli atti di violenza a cui i cani vengono ancora sottoposti. Atti incivili che un Paese civile tollera, ma che la nostra coscienza deve condannare. Come ha fatto Valentina Rubini con il suo pezzo rap “Essere umano” diventato virale sul web e dedicato ad Angelo, il cane barbaramente seviziato e ucciso in Calabria la scorsa estate.
  
Il ritornello del brano, scritto dalla giovanissima tortonese e finanziato dall’Associazione Nazionale Animalisti Onlus di Alessandro Mosso, è intenso. “Il mio migliore amico è un angelo, mi protegge in modo insolito. Tu dirai che sono pazza, però guardati intorno e vedi. In un mondo in cui non c’è più giustizia, sappi che: il mio migliore amico sa essere umano, molto più umano di te”.
  
Grazie Kevin. Il tuo attaccamento all’uomo ci fa rimodulare i nostri pensieri e capire che ciò che ci rende diversi è la parola mentre il cuore che hai tu è sicuramente molto più grande di tanti esseri umani.
  
Tiziana Protopapa



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