‘È uno scempio, indagate’. Ma il mega lido comparso a Santa Maria al Bagno è in regola. L’inchiesta di LecceNews24

La redazione di LecceNews24.it ha ricevuto decine di segnalazioni relative alla realizzazione di un nuovo stabilimento balneare nella marina di Nardò. Dopo un lungo iter burocratico, la struttura è perfettamente a norma.

Per favore indagate e denunciate questo abuso nella costruzione di un lido sulla scogliera tra la Reggia e le Quattro Colonne a Santa Maria al Bagno – marina di Nardò nel Salento. Dove i lidi si fanno costruire in legno con strutture temporanee amovibili, oggi ci troviamo la "sorpresa" di questo scempio!”. Ecco una delle tante, tantissime, segnalazioni che negli ultimi giorni sono pervenute alla nostra redazione.
 
In tanti hanno voluto ‘denunciare’ la realizzazione di una nuova maxi struttura balneare, spuntata a loro dire da un giorno all’altro lungo il litorale neretino, e che ha destato più di qualche sospetto in cittadini, turisti e associazioni ambientaliste. Le immagini pervenute in redazione mostravano un’imponente scheletro di lamiera, predisposto sulla scogliera di Santa Maria al Bagno, a pochissimi metri dal mare.
 
Ci avete chiesto di indagare e lo abbiamo fatto. Il ‘verdetto’ lo diciamo subito: quella struttura è regolare e realizzata a regola d’arte. Abbiamo fatto visita al posto, interpellato l’Amministrazione Comunale, Forze dell’Ordine, legali ed esperti: la risposta non lascia spazio a dubbi. Ma andiamo con ordine. Questi i fatti.
 
Nel 2014, una società, la Kaikko s.r.l. insieme ad altri imprenditori, ha chiesto di realizzare degli stabilimenti lungo la costa. Il 13 ottobre, il Tar di Lecce accogliendo il ricorso di Michele Durante, un altro aspirante concessionario, stabiliva che il Comune poteva rilasciare nuove concessioni senza bandi pubblici, ma attraverso il “Rende Noto” previsto dal Codice della Navigazione in materia.
 
“Incurante della pronuncia del Tar – spiega in una nota l’avvocato Paolo Gaballo – la giunta decideva ugualmente, con un’apposita delibera, di assegnare le concessioni con dei bandi, che peraltro avrebbe pubblicato solo entro il 2015. Questa decisione costringeva la Kaikko a rivolgersi al Tar, in quanto i bandi non erano previsti da alcuna norma ed in quanto la decisione di pubblicarli solo entro il 2015, e quindi eventualmente anche nel dicembre 2015, bloccava di fatto la sua iniziativa economica. Già il 12 dicembre 2014, il Tar, con l’ordinanza 639, sospendeva la decisione del Comune, stabilendo che poteva rilasciare la concessione in base al Rende Noto e senza bando, come già chiarito in precedenza”.
 
La società, quindi, ha deciso di andare avanti nella realizzazione dello stabilimento nella stagione estiva 2015, sottoscrivendo anche dei contratti per la gestione, di cui l’assessore non è a conoscenza, visto che il Comune non era neanche costituito nel giudizio. “Nei giorni seguenti – spiega ancora Gaballo – il Tar ha bocciato l’operato dell’amministrazione, stabilendo che ‘nessuna norma vigente giustifica la decisione del Comune di sospendere tutte le pratiche per il rilascio di concessioni demaniali fino all’approvazione dei bandi”.
 
Il Rende Noto quindi è stato più volte sollecitato, senza però ricevere risposte. “Anzi – chiosa ancora l’avvocato – il 14 gennaio 2015 il dirigente, disattendendo la decisione del Tar, ha comunicato che non avrebbe pubblicato alcun rende noto, ma solo i bandi in origine decisi dall’amministrazione. Sicchè, la Kaikko era costretta, ancora una volta, a ricorrere al Tar, sopportandone le spese”. Il tanto atteso rende noto è arrivato il 12 marzo 2015, assegnando 45 giorni agli interessati per presentare domande concorrenti.
 
Che vuol dire tutto questo? In buona sostanza a seguito della vicenda giudiziaria il comune di Nardò ha dovuto concedere l'autorizzazione alla realizzazione dello stabilimento. La struttura è assolutamente regolare così come verificato dall'Ufficio Tecnico del Comune e dalla Capitaneria di Porto: la struttura è amovibile e non è stata perforata la scogliera in alcun modo. Tutto in regola anche con i vincoli paesaggistici e naturalistici presenti lungo il litorale.

Carte alla mano, la realizzazione del lido può proseguire. Cosa resta adesso? Se vogliamo, solo un "pugno nell'occhio" di una struttura metallica sulla costa all'ombra delle Quattro Colonne: il simbolo di un ‘modello Twiga’ che impazza e imperversa anche in Salento. Un maxi lido che potrà cosi ospitare ombrelloni, ma anche ristorante, sale e chissà anche una discoteca, per un turismo che diventa sempre più ricercato.