Arrivano i cani anti xylella. Individuano il batterio prima che faccia danni

L’Ente nazionale cinofilia e gli agricoltori impegneranno cani molecolari in grado di scovare la xylella fastidiosa sugli ulivi

Gli ulivi della Puglia avranno un alleato in più per il futuro. L’Ente nazionale cinofilia e gli agricoltori impegneranno cani molecolari in grado di scovare ciò che non si vede, come la temibile xylella fastidiosa

Lassie e Rin Tin Tin salveranno gli ulivi? Forse sì. Dopo oltre 20 milioni di alberi seccati e definitivamente perduti, per il futuro è possibile un antidoto del tutto naturale, ovvero il naso di cani addestrati e specializzati nell’individuazione del batterio che ha provocato l’epidemia degli ulivi, distruggendo un settore agricolo importantissimo e modificando il paesaggio regionale.

L’ Enci (Ente nazionale cinofilia italiana) ha lanciato la sua sfida, mettendo a disposizione degli imprenditori agricoli il naso infallibile di alcuni cani capaci di scovare il batterio prima che si manifestino nella pianta i sintomi della malattia. La novità, presentata a livello nazionale sulle reti Rai, è stata accolta con grande favore dagli esperti del settore.

Il cane dopo aver annusato l’ulivo e aver accertato la presenza del batterio killer si siederà. Il cane messo seduto equivarrà ad un allarme, in modo tale da isolare la pianta o intervenire con le attività fitosanitarie del caso.

L’uso dei cani molecolari ha già mostrato risultati soddisfacenti in altri ambiti sanitari, specialmente umani, non è fantascienza ma semplice realtà.

“Siamo orgogliosi di presentare un’eccellente innovazione italiana su scala mondiale – ha dichiarato il Presidente Enci Dino Muto -. Il piano che ha portato le nostre unità cinofile a riconoscere preventivamente il batterio Xylella è nato negli anni tramite diversi iniziative pilota. Il progetto è basato su parametri internazionali e sull’esperienza svolta dalle squadre cinofile nell’individuazione della peste suina, attività dalla quale è nata l’idea di sviluppare l’iniziativa anche sul batterio Xylella. Il progetto, nato da Enci e Coldiretti con il supporto del Cnr, testimonia il nostro impegno nella valorizzazione delle funzioni cinofile anche nel contesto di problematiche ambientali”.



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