Finisce in arresto un 43enne originario dell’Albania, ma residente in un comune del basso Salento, accusato di ripetute minacce di morte ed aggressioni fisiche, non solo verso la convivente e il figlio di appena 10 anni, ma anche verso i suoceri. L’uomo, secondo l’accusa, li costringeva a sottostare ad una serie di divieti ed a rimanere “segregati” in casa.
L’ordinanza di arresto in carcere, con l’accusa di maltrattamenti aggravati, porta la firma del gip Giulia Proto su richiesta del pm Luigi Mastroniani.
La difesa dell’uomo, dopo l’arresto, discuterà nei prossimi giorni la richiesta di scarcerazione davanti al Riesame.
In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, a partire dal 2019, l’indagato avrebbe impedito alla moglie di uscire da sola per fare la spesa. Non solo, anche di vedere o sentire i genitori (abitano al piano superiore della palazzina).
E quando l’uomo ha “scoperto” alcuni messaggi scambiati di nascosto, avrebbe indirizzato alla famiglia una serie di messaggi minatori. Ed in una circostanza avrebbe forato la piscinetta regalata al bambino dai nonni. Non solo, poiché rivolgendosi al padre della compagna, avrebbe detto: «Lascia che vada in galera, ma lo devo uccidere con le mie mani».
E poi vengono contestate una serie di aggressioni fisiche e verbali verso il figlio, all’indirizzo del quale, ad agosto scorso, il padre avrebbe lanciato addosso un coltello da cucina, fortunatamente, senza riuscire a colpirlo. Il bambino, poco prima, era sfuggito alle botte del genitore, mentre erano seduti a pranzo. La madre del piccolo, invece, sarebbe stata colpita con un pugno in testa. Infine, in un’altra occasione, il bambino sarebbe stato scaraventato contro il letto.
Ora si attendono gli sviluppi della delicata inchiesta.
