​Decimo giorno di sciopero della fame contro Tap, Serravezza riprende anche quello della sete. Si teme per la sua salute

Si teme per la salute dell’oncologo salentino Giuseppe Serravezza che da dieci giorni ha intrapreso lo sciopero della fame come forma di protesta contro la realizzazione del gasdotto Tap. Questa mattina ha ripreso anche quello della sete.

I giorni passano e le condizioni di salute dell’oncologo Giuseppe Serravezza peggiorano e preoccupano il Salento che ha deciso di stargli accanto in questa battaglia contro la realizzazione del gasdotto Tap a San Foca, un’opera considerata strategica dal Governo. Ed è proprio l’attenzione del Governo che il responsabile scientifico della Lilt di Lecce vuole catturare con lo sciopero della fame che dura ormai da dieci giorni. Un digiuno forzato che lo sta provando nel fisico, ma non nella volontà di continuare a combattere per difendere la memoria dei suoi pazienti che non ci sono più e per proteggere una terra che, a suo dire, non potrebbe sopportare altri progetti impattanti che rischiano di minacciare la salute dei cittadini.
  
Dopo l’incontro con Michele Emiliano e con una fitta schiera di primi cittadini che si erano dati appuntamento davanti alla sua abitazione per ‘solidarietà’, l’oncologo salentino aveva bevuto un bicchiere d’acqua. A convincerlo, la promessa del Governatore di attivarsi immediatamente per chiedere un incontro urgente al premier, Paolo Gentiloni. Impegno mantenuto con una missiva in cui ha chiesto al Presidente del Consiglio di ascoltare "il grido della gente del Salento", ma a livello nazionale tutto tace. Un silenzio assordante che ora spinge il dottor Serravezza a ricominciare a privarsi di nuovo anche dell’acqua, interrotto solo per 24 ore.
  
L’oncologo salentino non è mai stato solo, ma insieme agli appelli per convincerlo a desistere e ad utilizzare altri mezzi cresce anche il numero di persone che ha deciso di intraprendere la stessa estrema  forma di protesta, tra cui – come si legge sulla pagina ufficiale del Comitato NOTap – anche una donna di Torino che “con grande spirito di solidarietà sostiene una protesta lontana da casa sua”.
  
Insomma, come scritto dagli stessi attivisti, tanta gente ha deciso da che parte stare, contro un'opera dannosa per la salute e l'ambiente e dalla parte di un territorio in lotta per difendere il diritto alla vita. Ora non resta che capire, se non fosse già chiaro, qual è la posizione del Governo su Tap. La battaglia di Serravezza, qualunque sia, merita comunque una risposta.