Salento e natura, ritorni di fiamma

Dopo il lupo la foca monaca, il territorio salentino è ancora una terra ospitale (speriamo) per molti animali, soprattutto le specie a rischio.

Buone notizie, ma nulla di nuovo, o almeno non del tutto. L’avvistamento di una foca monaca sulle spiagge leccesi, di cui si è a lungo parlato, è un fatto importante ma non improbabile. Da sempre questo animale ha trovato, lungo le coste salentine, un ambiente tranquillo ed accogliente. Si tratta, pertanto, di una specie più che presente in queste zone, basti pensare che lungo il litorale melendugnese, subito dopo la vecchia Rocca (Roca), all’ingresso di Torre dell’Orso esiste la famosa “Grotta della monaca” con accesso dal mare e da terra, così chiamata per via della presenza in loco di alcuni esemplari di foca monaca. Non è l’unica a dire il vero, ma la matrice è sempre la stessa.

Lungo i 285 kilometri di costa della provincia di Lecce da Lendinuso a Torre Lapillo esistono diverse ed innumerevoli situazioni che raccontano la storia di questo magnifico animale, certamente in via d’estinzione ma ancora presente con qualche centinaio di individui tra il Salento e l’Albania.

Buone notizie dicevamo, che si sposano con altre novità emerse negli ultimi anni, da quando, sul fronte terrestre, è stata accertata la presenza del lupo, o meglio il suo ritorno, dopo più di cent’anni, sul nostro territorio, principalmente nei dintorni di Lecce città, nella zona di Capo d’Otranto e nella terra d’Arneo.

Già tre anni fa insieme al biologo Giacomo Marzano, direttore dell’equipe di studiosi che aveva documentato la presenza dei lupi in Salento, ci eravamo spinti su alcune riflessioni estreme, legate alla capacità del sistema ambientale salentino di consentire la permanenza, oltre all’attrattività, di tanti animali meravigliosi, ma certamente minacciati in un habitat ancora tutto da verificare.



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