Alloggi popolari, nove anni per sgomberare gli abusivi: maxi risarcimento per la legittima assegnataria

Nel 2005 la signora R.R., assegnataria di un al- loggio di edilizia residenziale pubblica, al momento di prendere possesso dell’alloggio scopre che è stato occupato abusivamente. Oggi la parola fine sulla vicenda.

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“Giustizia è stata fatta! Questo è il commento che mi viene spontaneo, pur con tutta l’amarezza dettata dal fatto che la vita della mia assistita è stata stravolta, negli anni più delicati come quelli della vecchiaia, dalla stolida indolenza di un Ente che dovrebbe erogare servizi ai più deboli ma di fatto ha ignorato la domanda di giustizia, ed anzi vi si è opposto”. Parole dell’avvocato Piergiorgio Provenzano a margine della risoluzione di una controversia a tratti inverosimile che ha avuto come protagonista una donna, legittima assegnataria di un alloggio popolare, ma che ha dovuto attendere ben nove anni prima di poter avere accesso all’immobile, occupato per tutto questo tempo da alcuni abusivi.

Ma andiamo con ordine. Nel 2005 la signora R.R., al momento di prendere possesso dell’alloggio che le spettava di diritto, scopre che è stato occupato abusivamente: naturalmente prendono il via le azioni giudiziarie, sia in sede penale che in sede civile, rivolte soprattutto contro IACP (l’attuale ARCA SUD).

In sede penale, arriva la condanna definitiva degli occupanti abusivi, ma IACP non attiva le azioni per lo sgombero dell’alloggio occupato abusivamente, che la legge riserva al gestore del patrimonio edilizio pubblico. Nel giudizio civile, intentato dalla signora R.R. per ottenere l’esecuzione del contratto di locazione sottoscritto con l’Ente, resiste strenuamente, opponendo ogni possibile eccezione.

Nel 2012, però, i giudici pronunciano la sentenza con la quale dichiarano sufficiente un termine di sei mesi per ottenere da parte dell’IACP lo sgombero, e pertanto condannano l’Ente a dare esecuzione al contratto di locazione sottoscritto con la R.R., consegnandole l’alloggio libero da altre persone, e lo condanna a risarcire il danno, consistente nella differenza tra il canone sociale che la R.R. avrebbe pagato per l’alloggio pubblico ed il canone di libero mercato che nel frattempo ha dovuto pagare. La sentenza viene confermata in secondo grado nel giugno del 2013 e solo nel febbraio del 2014, ben nove anni dopo la sottoscrizione del contratto di locazione, l’Ente mette a disposizione dell’assegnataria l’alloggio.

Ma, appunto, sono passati nove anni, e nelle more l’assegnataria ha raggiunto la veneranda età di 86 anni ed una conseguente condizione fisica precaria, che la inducono a rinunciare all’assegnazione, dovendo far ricorso all’assistenza continuativa dei figli.

Si arriva fino alla Cassazione

Ma la vicenda giudiziaria prosegue: IACP ricorre anche per Cassazione: perde anche in questa sede, e la Suprema Corte conferma le sentenze dei Giudici salentini, stabilendo il principio che il risarcimento del danno, consistente nella differenza tra il canone di mercato pagato e quello sociale che sarebbe stato pagato, debba protrarsi fino alla definitiva formale messa a disposizione dell’alloggio, e cioè per otto anni e mezzo; in sede di rinvio la Corte d’appello di Lecce ha oggi messo la parola fine a tutta la vicenda, condannando Arca Sud Salento al pagamento in favore della mancata assegnataria della somma complessivamente quantificata in circa 50mila euro, cui devono aggiungersi tutte le spese legali per i quattro gradi di giudizio.

“La pur ingente somma, che grava sulla collettività – conclude l’avvocato Provenzano – non risarcirà mai pienamente la signora per tutti i sacrifici e le privazioni che ha dovuto subire negli anni in cui con la sua modesta pensione doveva far fronte ad un canone oneroso, nella consapevolezza che altri, con violenza, godevano di ciò che invece doveva essere suo. Mi auguro che questa vicenda sia di monito per l’Ente, che in futuro si attivi tempestivamente per ripristinare la legalità”.



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