Cannabis libera. Da Torino il primo sì

Da Torino arriva il primo sè¬ in Italia a favore dell’uso della marijuana sia a fini terapeutici sia ricreativi.

Dal capoluogo piemontese arriva il primo sì in Italia a favore dell’uso della marijuana sia a fini terapeutici sia ricreativi. Il Consiglio Comunale ha approvato due gli ordini del giorno: in uno si chiede alla Regione di seguire l’esempio di Toscana, Liguria e soprattutto Veneto nell'altro si chiede al Parlamento di abolire la Fini-Giovanardi.

Chiamata anche «oro verde», la cannabis è senza dubbio la sostanza illecita più diffusa. Lo dicono i numeri (secondo uno studio delle Nazioni Unite, l’Italia è al secondo posto nella lista di Paesi con il più elevato consumo al mondo), lo dicono gli animati dibattiti sul tema che continuano a dividere l’opinione pubblica e la politica. Oltreoceano è stato il Colorado ad essere il primo stato pilota che ne ha legalizzato l’uso anche per scopi ricreativi. In altre parole si possono avere piante di marijuana nelle case private, si può girare con una dose personale (un'oncia) e si può acquistarla nei negozi. E secondo le prime stime sono 5 i milioni di dollari incassati in una sola settimana dalla legalizzazione nei Coffee Shop di Denver. Un record. 

Da qualche ora, nel Belpaese è Torino ad essere la  prima città d’Italia ad aver votato un documento per la liberalizzazione della marijuana. Due gli ordini del giorno, presentati da Marco Grimaldi di Sel e Silvio Viale, radicale eletto nel Pd, approvati dal Consiglio comunale. Insomma, il capoluogo piemontese ha detto sì.

In realtà, le proposte presentate erano due: la prima chiedeva un «sì» per l’uso della marijuana a fini terapeutici, come già accade in Toscana, Liguria e Veneto. Qui oltre ad aver autorizzato i farmaci cannabinoidi per la terapia del dolore, è stata approvata all'unanimità una legge per sperimentare la distribuzione gratuita negli ospedali e nelle farmacie di preparati a base di cannabis, ma anche la produzione diretta di marijuana. 

Con la seconda, invece, più drastica si chiede al Parlamento di abolire subito la legge Fini-Giovanardi, restrittiva e secondo molti una delle principali cause del sovraffollamento delle carceri, e di dare il via libera alla produzione diretta di marijuana e alla sua vendita. Approvarla è stato ben più complesso, perché – oltre al sindaco – anche parte della maggioranza si è sfilata, astenendosi o votando contro. La differenza l’hanno fatta i due consiglieri del Movimento 5 Stelle, entrambi favorevoli.  



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