Concorso docenti di religione, rischio licenziamenti a spese dei professori precari

Con l’approvazione della legge 159/2019, non manca il malumore tra i tanti professori di religione per i quali si prospetta un futuro tutt’altro che roseo.  

Una categoria di lavoratori da ormai troppo tempo colpita dal precariato ed un futuro che non sembra essere più roseo del passato. Che la scuola italiana abbia un problema di precariato è, probabilmente cosa nota. Non è altrettanto noto, però, che non a tutti gli insegnanti è garantito lo stesso trattamento. A fare i conti con l’approvazione della legge 159/2019 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale serie n. 303 del 28.12.2019) saranno i professori di religione cattolica e non a tutti sembra andare giù quello che il futuro ha in serbo per loro.

A fare chiarezza sulla situazione e a mettere a fuoco i problemi che gli insegnanti di religione dovranno affrontare è un gruppo di professori di religione che si è rivolto alla nostra redazione. Al centro della polemica c’è il cosiddetto “emendamento Toccafondi” (art. 1bis), che prende il nome da deputato della Camera Gabriele Toccafondi, referente di Italia Viva alla Commissione cultura e firmatario dell’emendamento “disposizioni urgenti in materia di reclutamento del personale docente di religione cattolica”.

“Se, da un lato – raccontano a Leccenews24.it – gli insegnanti di religione cattolica sono soddisfatti che si torni a parlare del loro importante contributo nel mondo della scuola e di un concorso dopo ben 16 anni di attesa dall’ultimo e unico concorso (emanato nel 2004, dopo la legge sullo Stato Giuridico dei docenti di religione, la lg. 186/2003), dall’altro questo dispositivo non soddisfa le attese del precariato storico, docenti idonei al concorso del 2004 ma mai immessi in ruolo e docenti con 10-15-20 anni di servizio”.

Una differenza di trattamento, insomma, riservata esclusivamente ai docenti di religione, per cui, nonostante gli anni di servizio, è previsto un concorso ordinario. “Così come è concepito – continuano- questo articolo di legge, casomai dovesse trasformarsi in bando di concorso, innescherebbe una serie di ricordi dannosi per tutti. Per una ragione molto semplice: non viene riconosciuto valore abilitante all’idoneità diocesana, rilasciata dal vescovo e indispensabile per insegnare religione cattolica, ponendosi così in contrasto non soltanto con la normativa concordataria, ma anche con normative tuttora in auge e mai abrogate (pronunciamento del Consiglio di Stato del 04/03/1958 e C.M. del 14/05/1975 n. 127 sul valore abilitante dell’idoneità diocesana)”.

Ma non solo: l’eventuale bando di concorso, infatti, rischierebbe di diventare una vera e propria operazione di ‘svecchiamento’ poiché la percentuale di posti riservati al precariato storico “non sarebbe sufficiente a garantire quella giusta immissione di ruolo che molti attendono da anni”. E così, i professori di religione precari rischierebbero di vedere il proprio contratto ridursi di ore o, peggio ancora, di perdere il lavoro.



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