Dalla vite ai tini, l’antico rito della vendemmia che affascina il Salento

L’antico rito della vendemmia nel Salento è ancora oggi un momento di forte condivisione sociale, un’attività importante per l’economia del territorio, ma soprattutto un momento di grande festa e divertimento.

Attesa dopo un anno di lavoro, fatiche, pazienza e dedizione, la vendemmia nel Salento è un vero e proprio rito. Non si tratta semplicemente di tagliare i grappoli dai tralci della vite, è molto di più. È un gesto di amore per la terra, per le antiche tradizioni contadine che, di generazione in generazione, si sono tramandate per fare il vino.

Chi coltiva l’uva cura ogni aspetto facendo attenzione alla potatura, ai concimi, a eliminare gli acini piccoli per lasciare quelli più grandi e succosi, a togliere le giuste foglie.

Un rituale che ha il sapore della festa. Cappellini, forbici, guanti e soprattutto caffè per fare la pausa e l’acqua per rinfrescarsi dalla calura delle giornate di settembre, non manca nulla nello zaino di chi, alle prime ore dell’alba, va a tagliar l’uva nella vigna.

Il profumo degli acini maturi, il colore nero della buccia, i tini carichi di grappoli, di Cofane, il sole alto nel cielo e il sudore che sgorga dalla fronte dei lavoratori, diventano gli elementi di un quadro di natura viva che ogni anno si rinnova di volti ed emozioni diverse.

Nel Salento, la vendemmia è una delle attività più importanti della cultura territoriale, ha un valore forte non solo per ciò che rappresenta per contadini e imprenditori agricoli, ma assume un significato sociale di condivisione.

Si tirano le somme dopo una serie di lavori, dopo i capricci del tempo che regala improvvise piogge o grandini, che a volte è clemente con giuste temperature e altre volte si dilunga con periodi di siccità. Chi trascorre il suo tempo con i piedi nella terra sa benissimo di dover avere pazienza, non si conosce mai quale sarà il risultato finale, per questo motivo il periodo di raccolta è sempre carico di attese. E non è mai una questione di quantità, ma di qualità: è importante che l’uva raggiunga il giusto grado zuccherino, la giusta maturazione, il peso ideale, tutto deve essere perfetto per la vendita o per la produzione del vino.

Oggi la vendemmia è sempre più spesso innovata dall’utilizzo delle macchine e anche la pigiatura, che prima veniva svolta rigorosamente a piedi nudi o con un paio di stivalinei palmenti, oggi è diventata meccanica, ma in quei fazzoletti di terra che caratterizzano il tacco dello Stivale c’è ancora chi ama far festa nei giorni di raccolta, c’è chi alla fatica del lavoro antepone le chiacchiere e i racconti degli aneddoti legati alle antiche tradizioni, chi canta in aperta campagna e chi brontola per la presenza insidiosa di moscerini e zanzare.

Tradizione e innovazione rendono l’antico rito della vendemmia un momento che affascina, emoziona e diverte. Un rito impresso anche nel mosaico della cattedrale di Otranto.



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