«I sindaci hanno dimostrato in questi mesi di saper garantire la tenuta delle rispettive comunità in una fase drammatica della vita del Paese, senza mai sottrarsi ai propri doveri. Ma non possono essere considerati gli anelli deboli sui quali scaricare il peso di scelte difficili delle quali non ci si vuole assumere la responsabilità per incertezze strategiche».
Non ci sta Carlo Salvemini a vedersi scaricata addosso dalla Presidenza del Consiglio la titolarità di scelte – come la chiusura di strade e piazze da interdire alla fruizione dei cittadini dopo le 21.00 – che, a detta del primo cittadino di Lecce dovrebbero essere radicate in decisioni di carattere nazionale e non territoriale. E non è il solo Salvemini a pensarla così, visto che sta montando in queste ore la protesta dei sindaci italiani tramite l’Anci per i provvedimenti annunciati ieri sera dal premier Giuseppe Conte nella conferenza stampa di presentazione del nuovo Dpcm che contiene le misure ritenute necessarie dal Governo per arrestare il diffondersi della pandemia.
«Nel presentare il nuovo Dpcm, il Presidente Conte ha annunciato in conferenza stampa che “i sindaci potranno chiudere vie e piazze dove si possano creare assembramenti dopo le 21, consentendo l’accesso ai residenti e a chi vi svolge attività professionali”. Di fatto la responsabilità di disporre un coprifuoco nelle città – ossia l’obbligo di restare nelle proprie abitazioni se non per raggiungere le attività commerciali regolarmente autorizzate all’apertura – viene prevista solo con ordinanze sindacali».
La questione ovviamente non è solo di principio ma è legata alla difficoltà di effettuare i controlli tesi all’applicazione dei provvedimenti adottati. Se a chiudere strade e piazze è l’ordinanza del sindaco, i controlli sono in capo alla sola Polizia Municipale. Se a interdire le vie care alla movida è una decisione del Governo ecco allora che il controllo spetta anche a Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Esercito con un numero di operativi ben superiore, come insomma è avvenuto nei giorni del lockdown.
«È di tutta evidenza che un provvedimento così delicato – scrive Carlo Salvemini in un post su facebook – diviene inapplicabile se il controllo del territorio viene delegato alle sole esigue forze di polizia locale. In tal senso si stanno esprimendo in queste ore i miei colleghi sindaci in tutta Italia. Serve una diversa impostazione».
Per i sindaci delle due l’una: o il coprifuoco, in maniera indifferenziata, scatta in tutta Italia alle 21.00 – con la patata bollente dei controlli affidata alle forze di polizia – oppure sulla base di dati epidemiologici tecnico-scientifici forniti a livello centrale si individuano i comuni che devono chiudere alla movida e quelli che non lo devono fare. Tutto insomma purché non venga delegata ai soli sindaci una decisione difficile e certamente impopolare, dal momento che a dirla tutta la questione è anche questa. Chi si deve assumere la responsabilità di una scelta che non piace a una fetta consistente della popolazione? Il Governo ha passato la palla ai comuni, ma adesso i sindaci sono sul piede di guerra al grido di: ‘Tocca a te decidere, caro Conte’.
«L’auspicio di queste ore è che l’appello di Anci e Upi di correggere il Dpcm venga ascoltato prima della firma del Presidente Conte e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale».