Storie di ripartenza, storie di donne. La passione fertile di Carmela Gigante

Proseguiamo con le storie di restart declinate al femminile a cura di Stefania De Dominicis. Oggi raccontiamo la ripresa della scuola di danza di Carmela Gigante, perchè come dice Filomena Bucci la passione è energia che cambia il mondo.

L’adrenalina del saggio di danza, l’incanto del tutù, le braccia ad arco sulla testa, in punta di piedi, scarpette da ballo, le quinte, il palcoscenico, il sudore, la musica e le luci, il danzare. La platea è buia, ma il pubblico si sente, comincia la musica, il sipario si apre e scrosciano gli applausi, lo spettacolo comincia… Quest’anno no!
Nel mese di Giugno, i teatri saranno soli, silenziosi e vuoti.

Anche l’arte della danza, come quella del teatro e della musica è stata ferita al cuore dalla pandemia. A volte, purtroppo, relegata a priorità di serie B in tutti i vari DPCM che si sono susseguiti. Ma il bisogno di danzare è rimasto più forte di prima, il Covid non lo ha ucciso.

Quando ho letto ad alta voce il messaggio sulla chat della scuola di danza in cui c’era scritto “Ragazze la scuola riapre il 25 Maggio, potremo tornare a danzare in sala, dal vivo!!” gli occhi di mia figlia mi hanno guardato incredula, come quando le avevo detto, circa tre mesi prima, che non si poteva più andare a danzare, che da quel momento sarebbe iniziato un periodo di lockdown ( per noi tradotto, di nome e di fatto in “CHIUSURA TOTALE” ) in cui la nostra vita sarebbe cambiata fortemente.

In quel 4 Marzo lei mi rispose che avrebbe trovato il modo di danzare ugualmente, e che non avrebbero potuto reprimere le nostre passioni. Io, forte della voce di Danny De Vito che recita nel monologo finale di un film ‘Balla, anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno‘ istintivamente annuì, nonostante non sapessi come sarebbe andata a finire per le passioni dell’anima.

Non è stato facile, infatti, mantenere nel corpo il desiderio di muoversi, l’assenza di pratica dal vivo, in alcune attività non può essere sostituita dalle video lezioni.
La prima cosa che Carmela, la sua insegnante di danza ci disse, all’inizio dell’emergenza,infatti, era stata: “…per una danzatrice non ha senso la danza su una piattaforma on line. Come insegnante, ho bisogno di “toccare” il corpo delle le ragazze per aggiustare i loro piedi, e loro devono vedere le sfumature del gesto, sentire l’energia che muove il corpo nella musica, lo schermo del pc tra me e loro abbatte il sentire della passione, il senso stesso della danza”

Ma ora era arrivato il momento di prepararsi, ore 18,15 primo appuntamento a lezione di danza dopo tre mesi. Molte cose sarebbero cambiate nell’esecuzione della lezione, ma le bambine sapevano che la loro maestra avrebbe fatto in modo di lasciare intatta l’essenza della loro passione.

Per Carmela Gigante dare forma alla ripartenza della la sua scuola di danza, il Centro del Balletto, non è stato semplice. Gli spogliatoi non potevano essere più usati, niente più lavori in coppia o di gruppo, niente contatti, disinfettare tutto continuamente, pulisci le mani, metti mascherina, togli mascherina, fare veloce, conservare tutto, firmare dichiarazioni, non toccare nulla. Ma sapeva, in cuor suo, che bisognava ricominciare a danzare ad ogni costo, era necessario mantenere vivo il corpo desiderante, l’anima ballerina.

Carmela non ha avuto paura nel raccontarmi la sua fragilità nel ripensare la ripartenza, la trasformazione. Si è insinuata, com’è normale che fosse, la paura di non farcela, che non ne valesse la pena per tanti motivi: le poche adesioni delle famiglie, che essendo ormai arrivato Giugno si sentivano proiettate a Settembre per il ricominciare, i tanti costi da sostenere, l’assenza di spazio mentale per creare, recuperare il ritmo della danza nella propria giornata da “sanificare”.

Ma ecco che, nel momento di massimo sconforto, sorge nella mente e nell’animo, l’atto creativo, l’energia femminile pulsante risorge e permette di agire e osare ciò che sembra impossibile.

Carmela continua il suo racconto: “Ho sempre avuto il bisogno di realizzare le idee che mi vengono nella testa, cercando le soluzioni giuste; è nel fare che sta la felicità per me. La spinta a riaprire la scuola, in questo stato da Mission Impossible, è arrivata con la stessa dinamica che si crea, dentro di me, quando inizio a pensare ad uno spettacolo o ad una coreografia, è la passione che mi dà il potere di realizzare. La parola potere, se ci pensi, deriva, infatti dal latino poter – essere, realizzando i miei pensieri realizzo anche me stessa“.

Quando finalmente le bambine erano ognuna nel proprio spazio di respiro possibile, nel loro spazio di danza (circa 3m quadrati a testa) poco prima di cominciare la lezione hanno iniziato a ridere, una risata imbarazzata, emotiva che esprimeva il senso dello stare lì. In quel momento ho sentito realizzato il mio obiettivo: la gioia delle mie allieve era di nuovo lì, palpabile, le piccole danzatrici appassionate erano riapparse. Ero sicura che anche loro, in quel momento, stavano vivendo il brivido del “poter essere” ciò che desideravano da tanto, stavano vivendo il sentire del loro cuore e questo mi ha ripagato, in un istante, di ogni fatica!!

“La lezione è diversa, nella ripartenza, dopo aver rimesso in forma il corpo, lascio spazio al free style, all’improvvisazione, meno esercizi strutturati e più libertà nell’esprimere le proprie emozioni attraverso la danza. Va bene così in questo momento, è quello che serve!”

La lezione finisce, le bambine escono una per volta, felici e cariche di benessere, di salute potrei dire, la camminata è baldanzosa e orgogliosa, come quando riprendi contatto con te stessa e ti piaci. La maestra, si congeda ricordando con entusiasmo il prossimo appuntamento, quasi a voler affermare che ci sarà ancora, per dare realtà al nuovo inizio, riprende in mano lo spray disinfettante e con le gambe ancora in posizione danzante riprende a pulire, ha mezz’ora di tempo per sanificare ogni oggetto, suppellettile, sbarre, pedane d’appoggio prima che arrivi il gruppo successivo.

La scuola di danza può essere terra fertile, humus, ma se dentro la terra non si piantano semi, non ha ragione di esistere e la sua fertilità va sprecata, la passione di Carmela, ancora una volta, in questa ripartenza, ha permesso ai semi di nutrirsi per poter di nuovo germogliare.

N.B. ‘Storie di ripartenze‘ è il racconto di donne che non si sono rassegnate alla potenza distruttrice della pandemia ed hanno ricominciato, con tutte le difficoltà del caso, a fare con talento ciò che facevano prima. Nella precedente storia di ripartenza, a cura di Stefania De Dominicis, avevamo raccontato la ripartenza di Roberta Apos.



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