Festa della donna, ma il centro antiviolenza è a rischio chiusura: mancano i finanziamenti

Servono altri finanziamenti per mantenere il centro antiviolenza della provincia leccese, altrimenti 11 operatori dal 10 luglio saranno a casa. Occorre intervenire per preservare un punto di riferimento del territorio.

Occorre sottolinearlo sempre, senza mai stancarsi, anche gridando ad alta voce qualora taluni facessero finta di non sentire. La giornata internazionale della donna, in programma domani, vuole ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne. Non solo. Anche discriminazioni e violenze che vedono il genere femminile al centro della cronaca nera.
 
Una battaglia che viene vissuta anche a Lecce, dove il Centro Antiviolenza della Provincia (diretto da Massimo Evangelista e nato nel 2009) rischia di chiudere. E non è tutto. Insieme al centro antiviolenza è prevista la chiusura il Centro Risorse per la Famiglia. Purtroppo i finanziamenti sono terminati. Se non ne arriveranno di nuovi, lo sportello il 10 luglio chiuderà e a 11 professionisti  mediatori familiari, tra avvocati, psicologi, educatori e assistenti sociali, non sarà rinnovato il contratto di lavoro. Un danno maggiorato anche da altri aspetti: essendo un centro della Provincia di Lecce, accoglie anche i casi provenienti da tutto il territorio, compresi quelli di Brindisi e provincia (su segnalazione del Tribunale per i Minorenni).
 
È una realtà consolidata – spiega l'avvocato Alessandro Nocco, coordinatore del Centro – nei suoi archivi vi è uno storico ben catalogato e alle volte capita che alcune famiglie tornino per chiedere nuovamente aiuto e trovano lo stesso personale con il quale hanno intrapreso il percorso, anche questo è un aspetto positivo del Centro. Il telefono squilla in continuazione – conclude – abbiamo preso in carico 373 casi fino ad oggi, le segnalazioni poi non si contano, occhio e croce solo le donne che hanno chiesto aiuto in questi ultimi 60 giorni sono state più di 30".
 
Donne e bambini vittime di maltrattamenti – a Lecce e provincia – rischiano di non avere più un punto di riferimento che colleghi società, famiglie, istituzioni, magistratura e i servizi territoriali. Non solo casi di violenza sulle donne o sui minori, ma anche mediazione familiare, un concreto aiuto nella prevenzione della violenza in famiglia (che spesso si manifesta a causa di conflittualità interne alla coppia e di cui la donna e i suoi bambini ne sono le vittime).
 
Sono state fino ad ora 225 le coppie rivoltesi al Centro Risorse per la Famiglia per una medizione familiare in grado di favorire la comunicazione pacifica tra i coniugi e, quindi, prevenire comportamenti violenti. 89, invece, i percorsi specialistici di spazio neutro volti a favorire gli incontri tra genitori separati non affidatari e minori (rispetto ai quali gli operatori assicurano funzione di sostegno emotivo al bambino e facilitano il concretizzarsi delle condizioni di incontro positivo, privilegiando, in ragione delle situazioni, l’aspetto della tutela, dell’osservazione, del supporto). Pensiamo, per esempio, a casi in cui la coppia si è divisa e i bambini sono stati affidati ad uno dei due genitori, rimanendo l’opportunità di incontrarli in un luogo protetto.
 
Al 28 febbraio 2015, sono stati 373 i casi, ovvero nuclei familiari, di cui 116 provenienti dalla città di Lecce e 171 provenienti dal territorio dell’Ambito Territoriale Sociale di Lecce, per un totale di 4907 prestazioni (anno 2010: 427 prestazioni; anno 2011: 780 prestazioni; anno 2012: 1092; anno 2013: 1443; anno 2014: 1024; anno 2015: gennaio e febbraio 141), con un incremento progressivo esponenziale, e 973 interventi.