Festa della Repubblica: quali le iniziative per ricordare l’anniversario d’Italia?

Dal 2 Giugno 1946 ad oggi, ecco l’evoluzione di settantacinque anni di storia della Repubblica Italiana, per comprendere e ricordare da dove veniamo e capire dove siamo diretti, per il futuro dei nostri figli.

“Viva l’Italia. L’Italia che resiste” canta De Gregori. Niente di più vero, soprattutto oggi, soprattutto con il piano nazionale di ripresa e resilienza firmato dal nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi, per ottenere il tanto sperato recovery fund. Un’Italia che resiste al periodo attuale e, soprattutto, un’Italia che resiste al peso della sua memoria e della sua più recente storia, quella cioè di Repubblica democratica dal secondo dopoguerra ad oggi.

Le tre età della Repubblica

“La Prima Repubblica non si scorda mai”, così il tormentone di Checco Zalone ricorda di un tempo tanto “dolce” quanto (ad oggi ormai) lontano. Era il tempo della Repubblica post bellica, appena nata, quella dei padri fondatori della Costituzione, di chi aveva lottato per guadagnarsi la libertà e la sopravvivenza di un popolo, inginocchiato dal nazifascismo e dalle bombe del nemico in casa.

I tempi di uomini politici da Alcide De Gasperi, ad Aldo Moro e Giulio Andreotti, che nel bene e/o nel male avevano guidato le sorti del miracolo economico, protagonisti di un Paese tra i più floridi e in concorrenza con le grandi economie mondiali. Protagonisti allo stesso tempo, insieme a chi li aveva vissuti, della ferocia e l’efferatezza degli anni di piombo, con gli attentati di massa, dettati dalla crudele strategia della tensione.

Prima Repubblica che fu anche partecipe e testimone del periodo Craxi, con i dettami del consociativismo del Pentapartito. Periodo, insomma, che dalle premesse e per buona parte della sua durata, aveva avuto una parabola ascendente per le sorti di una nazione e per le speranze di tanta gente piena di fiducia e di idee, idee forse tradite dalla mattina di quel fatidico 9 Maggio 1978 prima, e dallo scandalo Tangentopoli poi.

Gli inizi del 2000 – “La seconda Repubblica in Italia: dove sta andando?”, così già l’ex presidente del Senato, Marcello Pera, nel 2002, si interrogava in un’analisi sulla politica e le istituzioni della nuova Italia, che negli anni dal 1994 a seguire, videro l’avvento di Silvio Berlusconi al potere, la nascita delle tv private e l’ingresso nella acclamata Unione Europea, quella degli accordi di Scenghen e di una nuova e più forte moneta unica, l’euro.

Gli anni della Seconda Repubblica che la videro alle prese, dopo la già fragile situazione degli scandali della prima corruzione, anche con quelli pesanti di un settore economico trainante quale quello del calcio, con la vicenda Calciopoli del 2006.

Gioie e dolori, croci e delizie riverbero del passato, tutto trascinato via dall’entusiasmo della vittoria inattesa di quel mondiale, proprio in quello stesso anno, proprio con “il cielo azzurro sopra Berlino”, quasi come un faro nella notte a profetizzare un caldo e universale omnia vincit amor.

La Seconda Repubblica, ancora lei, con la crisi del 2008 e la rigidità dell’austerity franco-tedesco, della Nuova Europa a due velocità e gli anni dell’avvicendamento dei governi tecnici, da Monti a Letta, al fenomeno Renzi, fino all’approdo del periodo pre-pandemia, sintomo di un globalismo, forse oramai, esasperato.

Cosa ci aspetta per il futuro?

Nell’era della “Terza Repubblica” come aveva dichiarato Di Maio dopo la vittoria del giovane M5S, nel tentativo di avviare un nuovo cambiamento politico, con la formazione del governo giallo-verde, in realtà a cambiare sono i governi, come si cambiano, probabilmente, gli stati d’animo su facebook o whatsapp. E mentre ognuno twitta la sua, questo Paese continua a raccontare, a più voci, la propria storia.

Una storia già troppo lunga o magari no, chissà, fatta di capovolgimenti di fronte, di passaggi da un lato all’altro, di alti e bassi, di inspiegabili contraddizioni; un Paese che comunque, oggi, festeggia il suo settantacinquesimo anniversario, un Paese che comunque guarda avanti, e nel frattempo si chiede e soprattutto ci chiede: “cosa ci aspetta per il futuro?” per i nostri figli e la loro storia, chi si ricorderà di questa bistrattata Repubblica? E chi racconterà dell’ attuale periodo, cosa avrà da dire nel nostro ricordo?

Non ci resta che farti gli auguri, infine, cara Italia “che si fa o si muore”, tanti auguri cara Italia con gli sfregi nel cuore, tanti auguri all’ombra dei tuoi monumenti storici, delle Cupole e dei sampietrini, degli anfiteatri e dei palazzi d’arte barocca; dalle Alpi all’Etna, dalle Cinque terre al Cilento, con Milano Venezia, Roma, Lecce e tutto il Salento, con tutta questa storia da conservare e da tramandare, ancori tanti auguri dal profondo del cuore.



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