La Focara di Novoli, il fuoco buono più grande del Mediterraneo nei versi di Miriam Perrone

La Focara di Novoli è un rito antico, una festa del fuoco “buono” in onore di Sant’Antonio Abate descritto da Miriam Perrone. Ecco la sua filastrocca.

A Novoli è tutto pronto per una delle tradizioni più antiche del Salento. Al calare del sole, migliaia di pellegrini e semplici curiosi potranno assistere all’accensione della Focara, il fuoco buono più grande del Mediterraneo.

Un rito in onore di Sant’Antonio Abate, protettore della cittadina dal 1664, quando il vescovo dell’epoca, Monsignor Luigi Pappacoda ufficializzò il culto del santo del fuoco.

Impossibile descrivere la magia regalata dalle “fasciddre”, le faville che si sprigionano nell’aria dalle fascine di tralci di vite sapientemente posizionate dai maestri pignunai, gli unici a conoscere il segreto per costruire una pira sempre più imponente. Una tecnica tramandata di generazione in generazione. In attesa di ammirare lo spettacolo regalato dalla Focara di Novoli, l’appuntamento invernale più atteso ecco i versi di Miriam Perrone.

La Focara ane ‘mpicciata,
a Noule la gente è ‘rriata.
Tanti fuechi ane sparati, tutti colorati,
li piccinni cu l’uecchi all’aria ane ‘babbati.
Sant’Antoni mia, fanni cu bete n’annu senza malatia,
ca li sordi ni li facimu cu la fatia.
Intra la terra toa tanti furestieri
ca te ‘ffidane pinsieri.
Ti lu fuecu tante anime ha salvatu
e pi quistu santu ha ‘dintatu.
Ora ti onoramu cu balli e canti
ma nu ti scirrare ti nui, puru ca simu tanti.

Traduzione
Hanno acceso la focara (il falò),
tanta gente è arrivata a Novoli.
Hanno sparato tanti fuochi, tutti colorati,
i bambini sono rimasti con gli occhi aperti a guardarli.
Sant’Antonio mio, fa che sia un anno senza malattia
Perché tanto i soldi li può portare soltanto il lavoro.
Nella tua terra è arrivata tanta gente da lontano,
gente che ti affida le proprie preoccupazioni.
Hai salvato tante anime dal fuoco
e per questo sei diventato santo,
oggi ti onoriamo con canti e balli
e tu non dimenticarti di noi anche se siamo tanti.

(la foto di copertina è di Antonio e Lucy)



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