Fse, è sciopero. L’indignazione dei sindacati: “Decisioni unilaterali e debiti dalle tasche dei lavoratori”

Il 3 maggio i lavoratori dell’azienda ferroviaria protestano contro le scelte della dirigenza che non sembra volere ascoltare le loro richieste.

Tira aria di sciopero a Ferrovie del Sud Est. A soli pochi giorni dalla Festa dei Lavoratori, il 3 maggio le reti ferroviarie pugliesi si fermeranno per alcune ore, tra le 8 e le 12, in segno di protesta contro l’attuale Dirigenza dell’azienda che sembra “ancora una volta dimostrare disprezzo e noncuranza verso i lavoratori e le Organizzazioni Sindacali”. Sono i segretari generali Giuseppe Guagnano di Filt-Cgil, Giovanni Conoci di Fit-Cisl, Francesco Demarindis di Uil-Trapsorti e Antonio Rizzini di Faisa Cisal a firmare il comunicato stampa.

Sono soprattutto le modalità con cui la dirigenza F.s.e. agisce a destare il malcontento di lavoratori e sindacati. Solo poco tempo fa hanno incontrato i vertici dell’azienda per discutere di turni di lavoro, creazione di nuove residenze, spostamento di residenza lavorative, implementazione e sostituzione dei vertici aziendali.

Ma a suscitare ulteriore polemica c’è la sostituzione dei collaboratori d’ufficio con personale esterno, “non tenendo in debita considerazione le professionalità interne, che da sempre hanno portato avanti diligentemente e con coscienza la propria attività lavorativa”.

Traspare tutto, dunque, lo stato d’animo dei lavoratori e delle associazioni sindacali a causa di scelte che definiscono “unilaterali”. È recente la “riunione tecnica”, nella quale erano state evidenziate discrepanze rispetto al Contratto Collettivo Nazionale Autoferrovieri ma che non sembrerebbero “tener conto delle modifiche richieste nel rispetto delle declaratorie e dei parametri lavorativi contrattuali”.

Nel mirino dei vertici ci sarebbe soprattutto il Secondo livello di contrattazione, concludono, “mentre vengono elargite promozioni e premi senza nessun criterio. Come spesso accade, si pensa di poter sanare i debiti fatti da altri, mettendo le mani nelle tasche dei lavoratori”.



In questo articolo: