La vacanza in Salento? Talmente bella che”¦rompe le scatole!

èˆ apparso su un Libernazione, un blog canaglia come si legge nel sito, un articolo a firma di Malcolm Y dal titolo «la vacanza in Salento ha rotto il c***». La domanda leggendo il contenuto è¨ questa: «c”™è¨ da dargli torto?»

L’immagine del Salento si è costruita in maniera così forte negli ultimi anni che se sei un giovane in cerca di divertimento “alternativo” e vuoi organizzarti una vacanza tra vino, musica e cultura non puoi non pensare al Salento. È ormai innegabile, infatti, che questo lembo di terra racchiuso tra due mari sia diventato un brand vero e proprio, uno slogan altrettanto famoso del più blasonato «lu sule, lu mare, lu ientu», un flash talmente radicato nell’immaginario collettivo da diventare quasi imponente. È come se, per chissà quale alchimia, con  il suo mix di ingredienti “esplosivi”, avesse del tutto sostituito il litorale romagnolo, fino a qualche tempo fa, meta dello spasso più sfrenato e trasgressivo.
 
Adesso, se sei giovane e hai voglia di passare le serata bevendo più di qualche bicchiere consentito dalla soglia di lucidità, ballando al chiar di luna una pizzica al ritmo forsennato del tamburello, o sui lettini degli stabilimenti balneari più in con in mano non la crema solare ma birre ghiacciate e mojito, non puoi non pensare al Salento.
 
E sono tanti i ragazzi che nel momento in cui si siedono intorno ad un tavolo per organizzare le loro vacanze, cercando di far quadrare in tutti i modi il magro bilancio, pensano immediatamente al Salento come la prima, in certi casi anche l’unica delle mete possibili. A prendersi “gioco” di una delle tante facce della nostra terra è il blog che si definisce “canaglia” Libernazione in un simpatico articolo a firma di Malcolm Y.

Il titolo non lascia spazio ad interpretazioni «La vacanza in Salento ha rotto il c***». Perché mai??? Basta leggere il contenuto per capire che le motivazioni, sotto sotto, sono più che valide. Soprattutto se ad elencarle è il turista che guarda a questa terra da turista «la pizzica ballata alla cazzo di cane; i tamburelli; gli sconosciuti che ti ritrovi in giro per casa la mattina dopo una notte di cui non ricordi niente di niente; gli alternativi che fanno la vacanza alternativa perché non trovano alternative all’essere alternativi; il vino nelle bottiglie di plastica; le canne perché “semo de sinistra”;  lu sule, lu mare, lu jentu;  il fatto che ci vanno tutti, ma proprio tutti; il reggae salentino a tutto volume che manco fossimo a Kingston, Giamaica; i punkabbestia coi cani; quelli che, per entrare nel mood salentino, cercano di parlare il dialetto locale mettendo lu davanti a qualsiasi parola; l’articolo lu;  qualsiasi parola della lingua italiana seguita dall’articolo lu; le orde di fighetti milanesi affamati di sole, mare e pittule».
 
Peccato però che anche noi salentini ci siamo costruiti l’immagine stereotipata del turista ovvero l’immagine di chi si sente salentino a tutti gli effetti girando per strada con il vino nero in una bottiglia di plastica, di chi pensa che per conoscere una terra basta suonare, spesso malamente, il tamburello, di chi è convinto di poter diventare un provetto ballerino di pizzica semplicemente improvvisando qualche passo, di chi pensa che qui sia tutto lecito, di chi pensa che il Salento sia soltanto la terra del sole, del mare o dello scirocco. Anche noi salentini, osserviamo divertiti le reazioni di chi per la prima volta si trova immerso in questa quinta teatrale, in questo grandissimo palcoscenico a cielo aperto. E anche noi salentini ci siamo rotti un po' il c***, ops le scatole della gente che guarda questa faccia e non le altre. Magari il Salento fosse questa terra di Bengodi dove tutti ballano, saltano e si divertono. Non sempre salentinità fa rima con felicità. Non sempre facciamo l’aperitivo in spiaggia con fiumi e fiumi di alcool come non sempre stiamo comodamente seduti al bar la mattina sorseggiando un caffè e addentando un pasticciotto, perché tanto non abbiamo nulla da fare.
 
Insomma, quest’immagine costruita fa bene al turismo ma non corrisponde alla realtà. E anche questo è un dato di fatto. In attesa che le cose cambino e che l’immagine del Salento abbia un refresh, a noi sta bene così: che loro, i turisti, continuino a venire con lo stesso entusiasmo di sempre sperando che vadano via da qui con il cuore in valigia. E che una volta tornati a casa, raccontino ben altre storie! Mentre noi, i salentini continueremo ad accoglierli con la stessa salentinità, quella che abbiamo per definizione, innata nel nostro dna.