Impianto di trattamento dell’amianto a Cavallino, una lettera di quattro sindaci per chiedere lo stop dell’opera

La missiva è firmata da Fulvio Pedone, Alessandro Quarta, Fernando Coppola e Vincenzo Carlà, rispettivamente primi cittadini di Lizzanello, San Donato di Lecce, San Cesario di Lecce e Lequile.

Un’accorata missiva con la quale si chiede un incontro urgente con il Prefetto di Lecce, Maria Teresa Cucinotta, con il Governatore di Puglia, Michele Emiliano e con il Commissario Straordinari per l’Emergenza Ambientale in Puglia Gianfranco Grandaliano. Con la stessa, inoltre, si annuncia una riunione congiunta nel corso di un consiglio comunale aperto alla partecipazione dei cittadini, dei comitati e delle associazioni locali.

Proseguono le iniziative di Fulvio Pedone; Alessandro Quarta; Fernando Coppola e Vincenzo Carlà, rispettivamente sindaci di Lizzanello, San Donato di Lecce, San Cesario di Lecce e Lequile, che si oppongo alla costruzione, in fase di realizzazione, dell’impianto di trasformazione dell’amianto a Cavallino e lo fanno, con una lettera.

“I sottoscritti Sindaci dei comuni di Lizzanello, San Donato, San Cesario di Lecce e Lequile, a nome delle proprie Comunità, invocano la cessazione immediata delle attività di realizzazione dell’impianto di trasformazione di amianto in itinere nella limitrofa area commerciale di Cavallino, per il gravissimo impatto sociale che detto impianto ha sulle popolazioni già vessate dall’accumulo di impianti di stoccaggio e trasformazione di rifiuti solidi urbani e di rifiuti speciali”, si legge nell’epistola.

Una vicenda affrontata con superficialità

“È inaccettabile – proseguono i primi cittadini –  la superficialità con cui l’intera vicenda viene affrontata a livello amministrativo da parte della vicina amministrazione comunale di Cavallino, che negli ultimi vent’anni ha saturato la nostra area urbana, i nostri territori, i nostri abitati, la nostra atmosfera con realizzazioni industriali nel settore ambientale, gravemente invasive sia per impatto l’ambientale e per conseguenze odorigene, sia per i gravissimi e potenziali rischi per la salute pubblica.

Né si può tollerare il comportamento del commissario straordinario Grandaliano e della Regione Puglia di saper fare solo ‘spallucce’. Ora basta! La corda della pazienza e della tolleranza dopo anni di tensione e sopraffazione si è spezzata!”

Rispetto e dignità per i cittadini

“La nostra gente – si legge – merita dignità e rispetto, oltre a tutte le misure di controllo e prevenzione sempre maggiori a causa del crescente cumulo d’impianti di rifiuti nella medesima area.

La logica dei confini territoriali non può essere la logica applicabile alle scelte ambientali, la nostra aria è irrespirabile ed è la stessa aria che si respira a Cavallino.

Dobbiamo poterci difendere dall’inquinamento provocato da altri, per questo pretendiamo partecipazione massima dei nostri comuni e scelte condivise. Dobbiamo ridiscutere tutto!”

Un incontro urgente con le parti

“A tal uopo – conclude la missiva – chiediamo un incontro urgente con il Prefetto di Lecce Dr.ssa Cucinottta, con il Commissario Straordinario Grandaliano e con il Presidente della Regione Puglia Dott. Michele Emiliano, perché preso atto del grave impatto sociale ed ambientale provocato dal cumulo di impianti di rifiuti nell’area di Cavallino si appronti con estrema urgenza una normativa speciale per i nostri territori con cui, innanzitutto si disponga l’organizzazione di un potere di controllo sulle attività degli impianti in capo ai comuni interessati dall’impatto ambientale e sociale provocato dal cumulo di impianti nella medesima area, nonché per il riconoscimento annuale di un contributo economico a fondo perduto perché le popolazioni colpite dall’impatto ambientale e sociale dei detti impianti possano ridurre del 80% la TARI”.

Una riunione congiunta

I sindaci, infine, con la lettera inviata, ripetiamo, hanno fatto sapere che si riuniranno congiuntamente in un consiglio comunale aperto alla partecipazione dei cittadini, dei comitati e delle associazioni locali per deliberare il grave stato di agitazione sociale dovuta alla questione ambientale esposta e alla necessità di porvi rimedio in maniera definitiva ed istituzionale.



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