
Mercoledì 5 febbraio alle 18:30 si è spento a Cittadella, in provincia di Padova, alla benemerita età di 102 anni Enrico Vanzini, l’ultimo sonderkommando di Dachau.
Nato a Fagnano Olona in provincia di Varese nel 1922 si arruolò nel regio esercito nel 1939 e venne destinato sul fronte russo. Prigioniero dei tedeschi dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, fu deportato nel campo di lavoro di Ingolstadt in Germania, come internato militare. Dopo aver tentato la fuga, dopo una delazione, venne arrestato dalla Wermacht e portato, prima nel campo di concentramento di Buchenwald e poi in quello di sterminio di Dachau, vicino Monaco di Baviera nell’ottobre 1944. Gli fu marchiato a fuoco, sul polso, il numero di matricola 123343, già appartenuto a un detenuto deceduto, e fu assegnato alla baracca otto nella sezione dei detenuti lavoratori. Fu inquadrato nel sonderkommando e fu testimone dell’orrore dei forni crematori. Infatti, per quindici giorni, fu costretto a lavorare per i nazisti nello smaltimento dei cadaveri nei crematori. Il 29 aprile 1945 il campo di Dachau fu liberato dagli americani.
Vanzini era oramai allo stremo delle forze ma riuscì a sopravvivere nonostante una grave infezione al sangue. Quando tornò a casa, dalla quale mancava da cinque anni, pesava ventinove chilogrammi e i suoi genitori non lo riconobbero. Dopo sessant’anni di silenzio, anche nei confronti della moglie, iniziò solo nel 2005 la sua opera di testimonianza sugli orrori dei campi di concentramento, tenendo conferenze in scuole e sale pubbliche. Nel 2013 la casa editrice Rizzoli ha pubblicato il libro di Enrico Vanzini, dedicato ai suoi sette mesi di prigionia a Dachau, dal titolo L’ultimo sonderkommando italiano, a cura di Roberto Brumat.
Nel 2019 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Padova. Il Presidente della regione Veneto Luca Zaia ha detto di Vanzini: ‘Dalla posizione ragguardevole dei suoi 102 anni di vita, nella sua capacità divulgativa ha lasciato una grande eredità: il messaggio che dalla conoscenza della realtà e nel rispetto della verità è possibile capire i fatti e trovare l’antidoto contro il ripetersi nella storia di tragedie e crimini contro l’Umanità. In questo triste momento esprimo la vicinanza mia e della Regione ai familiari e a chi gli ha voluto bene’.
* Scrittore