Nardò da oggi l’Aula Consiliare di Palazzo Personè intitolata alla memoria di Renata Fonte

Nella seduta di questa mattina del Consiglio Comunale è stata votata all’unanimità la proposta di intitolare l’Aula Consiliare della città neretina all’ex assessore assassinata il 31 marzo 1984. Il 16 gennaio al via le riprese della fiction sulla sua vita targata Mediaset.

In attesa della fiction che Mediaset si appresta a girare sulla sua vita (il primo ciak è previsto per il 16 gennaio prossimo), nella giornata di oggi, il Consiglio Comunale di Nardò, all’unanimità, ha intitolato l’aula consiliare di Palazzo Personè a Renata Fonte, assessore repubblicano alla Cultura e all’Istruzione uccisa il 31 marzo 1984.
 
“Mia madre non è stata uccisa solo quel 31 marzo 1984, ma tutte le volte in cui in questi anni le è stato negato il ricordo. Mentre ovunque si è fatto e si continua a fare il suo nome con orgoglio, a Nardò Renata Fonte è stata isolata e dimenticata, perché ricordare significa forse riscoprire connivenze e ammettere che lei diceva ‘no’ a cose cui altri dicevano “sì”. Quella vita spezzata e quella voce oggi tornano a vivere”, ha affermato, con voce commossa, Viviana Metrangolo, figlia di Renata Fonte, che ha preso parte alla seduta.
 
La proposta di intitolazione dell’aula a quella, era contenuta in una mozione firmata da 19 consiglieri (Ettore Tollemeto, Paola Mita, Antonio De Mitri, Giuseppe Alemanno, Antonio Tondo, Augusto Greco, Gianluca Fedele, Paolo Arturo Maccagnano, Giulia Puglia, Giuseppe Verardi, Fabrizio Durante, Sergio Manca, Andrea Giuranna, Eleonora Colazzo, Luigi Venneri, Sergio Manca, Cesare Dell’Angelo Custode, Antonio Vaglio e Giancarlo Marinaci) ed è  approdata nella seduta odierna dell’assise cittadina. La delibera ricorda, tra le altre cose, che “L’impegno di Renata Fonte contribuì a diffondere e rafforzare una diffusa coscienza ecologica e impedì la realizzazione di insediamenti edilizi devastanti”. Ai lavori del Consiglio ha preso parte anche Viviana Matrangola, una delle sue due figlie.
 
“Renata Fonte- ha, invece, dichiarato il sindaco Pippi Mellone nel corso del suo intervento – è stata uccisa in quanto amministratore di questa città, di fatto mentre adempiva al suo ruolo e a causa del suo ruolo e della sua funzione. Ha perso la vita per questo. Oltre ogni ‘teorema’ e interpretazioni possibili. In quest’aula si sono consumati i suoi ultimi minuti di vita, si sono consumate le sue battaglie, si è potuta ammirare la sua passione civile. Nardò oggi dimostra di avere coscienza, sensibilità, coraggio e un’opinione pubblica matura da voler dire a tutti, molto esplicitamente, che non assumerà mai più comportamenti sordidi, silenziosi, paurosi. Perché l’unica verità disponibile è quella giudiziaria e non quella degli ‘storiografi acrobatici’. Le carte del processo dicono che Renata Fonte è stata uccisa per aver salvato Porto Selvaggio dalla speculazione edilizia e che ogni obiezione a questo non regge. Purtroppo, però, c’è stata una volontà muta della politica e delle istituzioni di questa città in questi 33 anni di voler dimenticare Renata, un tema scomodo, ingombrante, scivoloso. E chi ha provato coraggiosamente a suonare la sveglia, è stato accusato di volersi lavare la coscienza. Per noi è diverso. Nel 1984 noi non c’eravamo oppure eravamo semplicemente troppo piccoli per capire. Non possiamo essere accusati di volerci lavare le coscienze. Noi le coscienze vogliamo smuoverle con questo rumorosissimo atto di verità, una grande testimonianza di gratitudine per una donna il cui modello di vita servirà a generazioni di neretini”.                                                 



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