
Non si placano le polemiche dopo l’approvazione da parte della Commissione INTA del Parlamento Europeo, che, nella giornata dello scorso 25 gennaio, ha votato a favore della proposta di importazione di 35mila tonnellate di olio tunisino in Europa, prive di qualsiasi dazio, come misura a sostegno economico per il paese nordafricano.
Inutile ribadire come questa misura rischi di soffocare una già precaria industria olearia italiana, e soprattutto pugliese-salentina, già alle prese con la difficile questione legata al batterio della xylella fastidiosa. La levata di scudi in questi giorni è stata bipartisan, capace di unire trasversalmente tutte le forze politiche, uniti nella convinzione che questa decisione altro non faccia che depredare la Puglia di un florido, seppur in difficoltà, settore economico.
‘Mi riesce difficile comprendere le motivazioni che hanno portato la Commissione europea a dare il via libera all'importazione nel nostro paese di ulteriori 35mila tonnellate di olio tunisino a dazio zero’, afferma Enresto Abaterusso, esponente di spicco del Partito Democratico. ‘Una misura che non solo danneggerà fortemente le nostre produzioni con il rischio concreto del moltiplicarsi di frodi, ma avrà un impatto devastante anche sulla nostra olivicoltura: se poi qualcuno pensa che così facendo si possa essere di aiuto e sostegno a un paese in difficoltà a causa della crisi economica e politica commette un gravissimo errore’, prosegue il democratico.
‘L'olivicoltura pugliese merita più rispetto, il nostro olio merita più rispetto. Abbiamo un prodotto dalle grandi proprietà che abbiamo il dovere di tutelare. Ecco perché ritengo urgente, oggi più che mai, anche alla luce delle ultime notizie provenienti dall'Europa, che il Consiglio regionale discuta con urgenza l'interrogazione da me presentata oltre un mese fa’, conclude Abaterusso.
Anche dal Movimento 5 Stelle arrivano pesanti critiche: ‘un aumento del 40% di importazione di olio distruggerà la produzione olivicola pugliese e aumenterà i casi di mistificazione dell’origine del prodotto. È uno schema suicida per l'economia del Sud Europa, così come dimostrato dai precedenti accordi con il Marocco, che hanno contribuito a distruggere la produzione di arance nel Sud’. Queste le parole del consigliere regionale M5S Antonio Trevisi. ‘Dietro l'invasione dell'olio tunisino – dichiara il consigliere pentastellato – ci sono precisi interessi economici in gioco: l’obiettivo è quello di affossare i piccoli e medi produttori salentini e del Sud Italia, e il problema serio non è tanto il crollo delle quotazioni del prodotto nazionale quanto il fatto che l’olio tunisino, una volta giunto nei porti europei assuma “passaporto” tricolore o comunitario e venga commercializzato come “Made in Italy”, a prezzi assolutamente improponibili.
La tutela dei nostri prodotti di qualità – prosegue Trevisi – deve essere portata avanti in maniera decisa dalla Regione, non è tollerabile che un prodotto tunisino, sia presentato sul mercato in assenza di quelle tante regole qualitative, alle quali sono soggetti i produttori italiani. In definitiva – conclude – è grave non mettere in condizione il consumatore di conoscere le differenze nel momento dell’acquisto Made in Italy o con passaporto extra Ue’.
Da Forza Italia, infine, arriva l’invito a partecipare al pubblico dibattito che è stato fissato per la giornata di domenica mattina (a partire dalle ore 11) presso la sala ‘Open Space’ in Piazza Sant’Oronzo a Lecce. L’incontro, organizzato con il Movimento Regione Salento e con ‘Avviamo il Sud’, porta il titolo emblematico ‘Non fila liscio come l’olio’ e vedrà la partecipazione dell'europarlamentare Lara Comi: si discuterà degli effetti che questa nuova misura ricadranno sugli agricoltori salentini.