Raccolta fondi per Giorgia. La Regione risponde a Selvaggia Lucarelli e invia le carte in Procura

In una nota pubblicata sul sito della Regione, il Governatore Michele Emiliano ha provato a rispondere alle domande sollevate da Selvaggia Lucarelli. Ma il ‘caso Giorgia’ finisce il Procura

Non potevano rimanere inascoltate le richieste della giornalista Selvaggia Lucarelli che, più volte, aveva “invitato” la mamma di Giorgia Pagano a rendere pubblici i rendiconti della Onlus creata per aiutare economicamente la famiglia volata a Pittsburgh per salvare la ragazzina affetta dalla sindrome di Berdon.

La scrittrice, sui suoi social da milioni di follower, aveva acceso i riflettori sulle «continue richieste di denaro» alle zie e agli zii virtuali della Stellina, anche attraverso le raccolte fondi, l’ultima quella per mandare il figlio maggiore al college che ha sollevato non poche polemiche. Le donazioni sono necessarie, chiedeva la Lucarelli, se Asl e Regione Puglia coprono tutte le spese per aiutare la famiglia  in America? E si parla di cifre a numerosi zeri.

Chiamato in causa in più di un post, il presidente Michele Emiliano ha rotto il silenzio, pubblicando un comunicato che chiarisce il ruolo “istituzionale” avuto nella cura della piccola paziente salentina, ma non gli interrogativi sollevati dalla giornalista, a cui tocca alla mamma dell’adolescente rispondere. Nella nota si parla di un «faccia a faccia» tra la scrittrice, il Governatore, il direttore generale della ASL di Lecce Stefano Rossi e il coordinatore del Centro regionale Trapianti Loreto Gesualdo.

«Durante l’incontro – si legge – la Lucarelli ha trasferito una serie di informazioni, pubblicate successivamente sia sui suoi canali social che sulla stampa, che il presidente Emiliano ha ritenuto di trasmettere alla Procura della Repubblica, all’INPS e ad Arca Salento per gli adempimenti di competenza». Insomma, per tutto quello che non compete alla Asl di Lecce e al Centro regionale trapianti risponderà chi di dovere, per quanto riguarda gli altri quesiti, compatibilmente con il diritto alla riservatezza il direttore Rossi e il prof. Gesualdo hanno tentato di replicare, punto per punto, ai dubbi sollevati nei post.

«Le azioni intraprese dalla ASL di Lecce – si legge – sono state sempre in linea con la normativa vigente, conseguenti alle autorizzazioni del Centro nazionale trapianti e del Centro regionale trapianti e ai provvedimenti della Magistratura. A cominciare dalla scelta di Pittsburgh che si fonda sull’autorizzazione del Centro nazionale trapianti (CNT) e del Centro regionale trapianti (CRT). Il Centro regionale trapianti ha autorizzato la permanenza all’estero per diagnosi e cura pre-trapianto, per l’inserimento in lista d’attesa e per le cure post-trapianto, sulla base della rarità della patologia. L’autorizzazione è stata concessa pur non essendo prevedibile il tempo necessario per trovare un donatore compatibile. Tanto che, l’attesa era stimata in due anni, anche in considerazione della rarità dei donatori pediatrici, e non poteva essere consumata in Italia perché i tempi del viaggio per raggiungere gli Stati Uniti d’America, in caso di convocazione per il trapianto, non sarebbero stati compatibili con i tempi di ischemia degli organi. Il CRT ha condiviso con il CNT e con il Centro trapianti di Bergamo le decisioni relative alla migliore gestione clinica della paziente. Il centro trapianti di Bergamo è disposto a rivalutare la possibilità di accogliere la paziente quando le condizioni cliniche saranno ritenute stabili». Bene, questo punto risponde a due delle domande più “gettonate”: perché Giorgia è stata (e continua a essere) curata in America e soprattutto perché ora, dopo il trapianto, non può tornare in Italia, dove pure ci sono centri di eccellenza.

C’è poi il delicatissimo capitolo rimborsi. «Il rimborso spese per alloggio e vitto – continua la nota – è stato effettuato ai sensi della normativa nazionale, per la paziente e per un solo accompagnatore, e nel rispetto di un provvedimento del Giudice a seguito di un ricorso fatto dai genitori. La Asl di Lecce si è conformata a questo pronunciamento del Giudice. I controlli da parte della ASL di Lecce e del CRT vengono effettuati in base alla normativa. Ogni somma per spese non sanitarie è stata rimborsata dalla Asl Lecce in conformità ai parametri fissati nei provvedimenti giudiziali». Quindi, mamma Elisa e Giorgia ricevono i rimborsi, ma resta il dubbio, visto che non sono mai state rese pubbliche le ‘carte’ se bastino o meno a vivere dignitosamente lontano da casa.

Ultimo punto «nessuna “delibera” del 2015 è sparita: si tratta di una determina della ASL Lecce che è stata solo archiviata perché decorsi i termini di pubblicazione di 15 giorni in Albo Pretorio e perché c’era una istanza del legale della famiglia di rimozione per violazione della privacy. Pertanto la ASL ha provveduto ad archiviare la determina, lasciandone in pubblicazione sul portale solo l’oggetto. L’atto si può comunque acquisire attraverso richiesta di accesso civico generalizzato».