L’olio del Salento torna sulle nostre tavole. Prove di ripartenza dopo la Xylella

La raccolta delle olive, i frantoi che riaprono, gli imprenditori e i contadini che raccolgono i frutti dei sacrifici fatti per ripartire dopo la Xylella fastidiosa.

Era il 2013 quando la xylella fastidiosa e assassina colpiva al cuore il Salento privandolo di un patrimonio unico e inestimabile: gli alberi d’ulivo, la loro ricchezza economica e culturale, insieme ad una storia singolare e irripetibile nel mondo. Un batterio che, partendo da Gallipoli e Taviano, raggiunge la totalità del territorio salentino e cancella in pochissimo tempo alberi, frutti, ma anche lavoro e tradizione e chi di noi non ha provato, almeno una volta, un morso allo stomaco e un colpo al cuore quando, attraversando le campagne del Salento, non si è trovato davanti ad una distruzione senza precedenti.

Ma la buona notizia arriva e recentemente assistiamo così alla lenta ripresa della pratica della raccolta delle olive in alcune aree del tacco dello stivale, attraverso tecniche e pratiche che contadini e imprenditori agricoli hanno adottato già da tempo: gli impianti con le specie resistenti al batterio, la ‘favolosa’ e il ‘leccino’ o gli innesti degli stessi sulle varietà già esistenti, ma non da meno anche la pratica del ‘nuovolivo’, un sapone naturale che prevede due trattamenti l’anno e consente alla pianta la rinascita, oltre alle cosiddette ‘buone pratiche agricole’, che prevedono la cura del terreno e della pianta. Inoltre, a seguito di una demolizione quasi totale l’insetto responsabile del batterio (la sputacchina) non riesce più a prelevare linfa vitale dagli ulivi, portando inesorabilmente il batterio da un albero all’altro e di fatto si è già spostata su altre specie di piante.

Ed ecco che l’oro del Salento ritorna lentamente sulle nostre tavole attraverso la produzione e l’uso privato, aprendo però la fiducia e la speranza verso un patrimonio perduto che potrebbe ritornare, ricordando quanto questa fonte inesauribile e unica al mondo sia stata preziosa per il nostro territorio già dal 1600, dove l’olio lampante e dunque grezzo, definito come ‘il petrolio dell’epoca’, veniva utilizzato per illuminare le strade delle città europee rendendo l’intera ‘Terra d’Otranto’, quella che oggi chiamiamo più comunemente Salento, un luogo di affari e di scambi sede di una merce appetibile e preziosa.

La raccolta delle olive, frantoi che riaprono e imprenditori e contadini che investono in quella che è un’economia locale pregiata e unica al mondo e chissà, magari presto sulle nostre tavole e anche oltre confine, potremo rivedere protagonista assoluto quell’olio dorato, profumato e gustoso che, in maniera così amabile e gradevole, accompagna la nostra cucina tradizionale, perché chi di noi non ha mai socchiuso gli occhi in un momento di godimento mordendo una bruschetta condita con olio locale?



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