Si pensava che il Tribunale di Lecce, con il provvedimento dello scorso 4 luglio, grazie al quale sospendeva l’interdittiva antimafia, avesse posto fine alla questione. Si pensava che 30 dei 500 lavoratori della ditta sarebbero stati immediatamente reintegrati al proprio posto. Si pensava, appunto, perché la vicenda non è affatto conclusa.
Il Sindacato Cobas di Lecce e Brindisi, infatti, ha denunciato l’assenza della ditta Gial Plast alla riunione convocata nella giornata di ieri, presso la sede della Provincia di Lecce, dopo le proteste di questi giorni di alcuni lavoratori licenziati in seguito alla misura di interdittiva emessa nei confronti dell’azienda attiva nel settore dei rifiuti di Taviano e dall’effetto domino con altri licenziamenti nelle ditte Monteco, Ecotecnica ed Eco World. Il tavolo convocato ieri aveva lo scopo di chiedere a Gial Plast e alle aziende il reintegro delle maestranze.
A causa dell’assenza in Provincia il sindacato Cobas ha chiesto un incontro urgente a Gial Plast convocando un sit in a Taviano, sotto la sede dell’azienda, per le ore 9.00 di giovedì 11 Luglio .
“Giudichiamo i licenziamenti posti in essere ingiustificati – fanno sapere dal sindacato – perché motivati da reati commessi ed espiati oltre 20 anni fa, quindi non vi è alcun tipo di relazione e di infiltrazione mafiosa nei giorni nostri.
La ditta Gial Plast – prosegue Cobas – ha usato i lavoratori come capro espiatorio per tentare di dimostrare alla Prefettura di Lecce il suo carattere di legalità.
Ancora di più, quindi, oggi gli allontanamenti risultano illegittimi a seguito della sentenza del Tribunale di Lecce che annulla la misura emessa dal Prefetto.
Si è arrivati all’assurdo che i lavoratori innocenti rimangano a casa e la ditta torni tranquillamente a esercitare la propria attività.
Ancora più penosa, poi, è anche l’assenza anche dei Sindacati Confederali che in quattro mesi non hanno svolto alcun tipo di iniziativa a loro sostegno.
Con molteplici scuse la ditta ha disertato l’incontro pur avendo le maestranze rimaste senza lavoro e la stessa Provincia comunicato l’importanza di essere presenti.
Il Sindacato Cobas – si conclude – continua la sua lotta a sostegno di una battaglia di civiltà e per il diritto al lavoro e si fermerà solo quando l’ultimo lavoratore licenziato sarà rientrato al proprio posto”.
