Ritorno al futuro per Sant’Oronzo, le nanotecnologie potrebbero riportarlo sotto le stelle

L’azienda milanese 4ward360 si è offerta di applicare nano materiali in fase di restauro per consentire alla statua originale di tornare al suo posto

E se usassimo le nanotecnologie per far tornare Sant’Oronzo sulla colonna? Non una sua copia, proprio l’originale. È l’ambasciatore emerito dell’Unesco Ray Bondin ad annunciare che l’azienda milanese 4ward360 sarebbe disposta ad intervenire nell’ultima fase del restauro per restituire l’antico splendore al manufatto.

“Solo attraverso l’uso delle nanotecnologie che sono la migliore tecnica in assoluto per preservare i beni culturali, si potrà operare al meglio sulla statua di Sant’Oronzo che è un’opera di notevole importanza in un contesto come quello di Lecce, città barocca già patrimonio dell’umanità, dove sono molte le opere da tutelare”, dichiara.

“Le lamelle di rame – continua Bondin – presenti nell’opera soffrono molto gli agenti atmosferici, la soluzione che sto proponendo è la migliore in assoluto perché conserva la statua senza alterarne l’originalità: questo è l’aspetto più positivo di questa tecnologia che salva il nostro patrimonio culturale, senza però modificarlo”.

Sicuramente un passo in avanti notevole nelle tecniche di restauro che non può che far bene al territorio salentino, così ricco d’arte. “I vantaggi di applicare ad un restauro le nanotecnologie sono molteplici – ha dichiarato Franco Fazzio, restauratore e componente del comitato scientifico di 4ward360 che ha studiato all’ISCR (Istituto superiore per la conservazione e il restauro di Roma) – innanzitutto perché a differenza di altre tecniche non impediscono all’elemento da conservare di mantenere la propria porosità e la lasciano traspirare, garantendo le caratteristiche della materia trattata”.

L’inizio di questo progetto permetterebbe di riportare il simbolo di Lecce al suo posto, ma non solo. “Le nanotecnologie – dichiara l’architetto Maurizio De Vito, responsabile scientifico e tecnico di 4ward360 – potrebbero intervenire con trattamenti idonei per conservare al meglio l’opera. Questo anche perché la statua rappresenta l’identità di Lecce e sarebbe opportuno tutelarla adeguatamente”.

“D’accordo con i vertici di 4ward360, abbiamo pensato di aprire una sede in Puglia, perché qui è necessario operare per il recupero di molti beni come ad esempio la pietra leccese, gli edifici barocchi, le masserie, i palazzi baronali, le torri costiere o i fregi in marmo e i tanti elementi in legno nelle chiese. Speriamo che le istituzioni comprendano il valore di queste applicazioni tecniche e scommettano su queste innovazioni per preservare i beni culturali”.

Di importanza non di certo minore la questione occupazione come sottolinea Sabrina Zuccalà, responsabile tecnologico e amministratore delegato della 4ward360. “Sviluppare queste nuove tecnologie nel restauro potrebbe creare molti posti di lavoro in una Regione come la Puglia che ha molteplici Beni Culturali da preservare, puntando così sul turismo culturale.”

Un’applicazione non solo utile per turismo culturale come sostiene l’europarlamentare Lara Comi che evidenzia “le soluzioni innovative e l’impatto che queste nanotecnologie hanno nell’ambiente”, ponendo attenzione sull’impegno della Comunità Europea sul tema delle norme che regolano i principi sulla tutela del paesaggio.

Un impegno che lancia Lecce nel futuro del restauro. “I nano materiali nei prossimi anni assumeranno un’importanza fondamentale nella gestione dei beni culturali” conclude Monsignor Jean Marie Gervais, Prefetto Coadiutore del Capitolo Vaticano e Presidente dell’associazione di promozione delle Arti Tota Pulchra.



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