‘Ho pagato caro il mio essere analfabeta, il mio aver riposto fiducia nei consulenti sbagliati che si sono presi gioco di me, il non aver avuto istituti di credito fedeli che invece di supportare la mia attività commerciale mi hanno raggirato. Ma non mi dò per vinto…Adesso che sto ricostruendo tutto ciò che è accaduto nel recente passato e che mi ha rovinato la vita, voglio giustizia, pretendo giustizia. E non avrò pace fino a quando con l’aiuto delle Forze dell’Ordine non l’avrò avuta’.
Continua la storia di Giuseppe, l’imprenditore del Nord Salento che ha scelto Leccenews24.it per raccontare la sua triste storia che ha avuto inizio quando pensava di andare in pensione al termine di una vita di lavoro e ha scoperto non solo che i contributi che credeva di aver versato non erano mai stati pagati dai consulenti ma che era finito al centro di un raggiro più grande di lui nei confronti del Fisco e dell’Inps. Ed è da allora che si dà da fare perchè tutto possa essere chiarito nelle sedi opportune.
Una corposa documentazione lo accompagna in tutti i suoi spostamenti. Ha voglia di parlare, chiarire, fare luce su anni bui della sua vita professionale che lo hanno messo in ginocchio, lo hanno costretto a ripartire da zero, a cancellare quanto aveva costruito con passione e orgoglio. Nel terzo incontro con la redazione della nostra testata che ha promesso di aiutarlo in questo ‘viaggio nella verità’, l’incredibile storia delle sue peripezie bancarie.
‘Le somme artatamente prelevate sotto forma di resto per contanti ammontano ad oltre 300mila euro. Le somme artatamente prelevate per contanti con modulo interno ammontano a quasi 180mila euro‘. Queste sono le conclusioni della consulenza tecnica di parte messa in campo da Giuseppe per ricostruire la tracciabilità delle sue perdite, dei suoi ammanchi, nel mentre era impegnato a portare avanti la sua azienda. Per il suo tipo di attività era stato necessaria sia l’ausilio di una banca che di una finanziaria con cui interagiva quasi quotidianamente. Gli affari giravano, si depositava, si prelevava, si faceva affidamento sui finanziamenti ai clienti. Ma qualcosa non tornava…Ad un certo punto si accende la lampadina da sempre spenta anche per una creduloneria che si poggiava sull’eccessiva fiducia.
‘Non è possibile che ci siano tante uscite. Sul conto non possiamo avere così poco, visto il giro d’affari delle ultime settimane’, dice Giuseppe ai suoi collaboratori. Dobbiamo controllare che cosa sta succedendo. E da lì ha inizio un’odissea infinita perchè la banca di consegnare le pezze giustificative ed i moduli compilati sui quali effettuava le operazioni sul conto corrente non ne vuole proprio sapere…
‘Dall’esame della documentazione in mio possesso – dice il consulente- Giuseppe aveva rilevato diverse gravi irregolarità quali ad esempio l’emissione di assegni e/o bonifici di importo di gran lunga inferiore al prezzo della merce venduta, il versamento di assegni sul conto corrente bancario con firma di girata falsa e conseguente prelevamento di somme di denaro per contanti, il prelevamento dal conto corrente di ingenti somme di denaro per contanti utilizzando moduli interni con firma contraffatta‘.
Capite? Firma false, firme contraffatte per prelevare con frode dal conto corrente di chi si fidava di quell’istituto bancario. Lo certifica una perizia calligrafica…A distanza di anni Giuseppe sta ricostruendo tutto, le tessere mancanti per ricostruire il puzzle della sua vita che lo hanno pefino portato a diffidere dei suoi collaboratori interni, dei suoi parenti, di chi mai avrebbe potuto pugnalarlo alle spalle.
‘Non esiste che questa storia non venga fuori! Non esiste che chi ha rubato la faccia franca! Non esiste che venga considerato un pazzo anche se hanno rischiato per davvero di farmi diventare pazzo quando a mezza bocca mi dicevano che non era sufficiente avere ragione ma che dovevo anche trovare qualcuno che me l’avrebbe data‘.
É un fiume in piena Giuseppe ora che passa il suo tempo nelle caserme a raccontare tutto e resta in attesta che il fango si smuova. Ora che studia quelle carte quasi fosse l’avvocato di se stesso, ventiquattro ore su ventiquattro aspettando di essere chiamato per raccontare ancora e ancora. Ora che ha riacquistato la forza che aveva perso, che lo aveva prostrato, che non lo faceva uscire fuori di casa. Ora che il suo obiettivo gli dà una forza inversamente proporzionale agli anni.