Il caso del plico mancante ai test d’ingresso di Medicina a Bari è solo uno dei tanti motivi che hanno spinto gli studenti a dare il via ad una campagna social senza paura di «metterci la faccia». L’iniziativa è sostenuta da Rete degli studenti medi e Udu.
Oltre 64mila aspiranti dottori per 10mila posti a disposizione o poco più. Numeri, ma soprattutto persone. Ragazzi e ragazze che si erano presentati, martedì 8 aprile, per sostenere il test di ingresso alla facoltà di medicina. Ci hanno provato pur sapendo che, dati alla mano, solo uno su sei ce la farà. Crocette che erano qualcosa in più di segni messi nero su bianco su un foglio. Tutti presenti per sfidare il futuro. Il test è durato 100 minuti ed era composto da 60 quesiti a risposta multipla, 5 le opzioni. Unanimi i commenti sulle domande degli studenti al termine della prova. Chimica? «Difficilissime». Biologia? «Impossibili» secondo alcuni, «un po’ strane», commentano altri. E poi Chomsky? Chi conosce Noam Chomsky? A conti fatti, forse, fattibile «a patto di aver studiato». Sì, studiato.
Già la scelta della data, anticipata, aveva destato non poche polemiche. Nel periodo più «caldo» dell’anno, quello dedicato allo sprint finale, avevano commentato alcuni studenti, impegnarsi a preparare anche i test di ammissione toglie energie allo studio per l’esame di Stato. E tutti sanno cosa rappresenta la maturità per un 18enne. Altri, demotivati dal poco tempo a disposizione, avevano deciso di chiudere il sogno del camice bianco nel cassetto, almeno per quest’anno. Poi si vedrà. Ma a far clamore, nel day after, è stato soprattutto l’ormai noto «caso Bari» quando nel plico contenente i test i commissari avevano trovato 49 buste anziché 50 (leggi).
Ormai accertato che quanto accaduto a Bari non mette a rischio le prove degli oltre 63mila ragazzi che possono aspettare “sereni” la pubblicazione dei risultati martedì 22 aprile, a farsi prendere dalla rassegnazione o dal fatalismo gli studenti proprio non ci stanno. Così se da un lato, come riporta LaStampa 9mila ragazzi, che si sono conosciuti online grazie all’iscrizione al gruppo su facebook, hanno metaforicamente preso carta e penna per scrivere una lettera al premier Matteo Renzi, per chiedere nuove logiche nel sistema di ammissione, con un aumento dei posti disponibili e lo sbarramento al primo anno dall’altro è su Twitter che corre principalmente il malcontento. La battaglia contro il numero chiuso all'università e l'ombra sulla validità dei quiz ha preso piede sul web grazie ad una campagna social #stopaltest, io ci metto la faccia, lanciata da Rete degli studenti medi e Udu. L'obiettivo è dare visibilità a centinaia, migliaia di volti danneggiati dal test che desiderano protestare contro un sistema che viene dai più definito iniquo e ingiusto.
«Piuttosto che il classico test che da diversi anni causa ormai puntuali lamentele – chiedono a tal proposito i 9mila – le università italiane offriranno la possibilità dell'immatricolazione a numero aperto, a patto che siano soddisfatti requisiti di frequenza e consegna degli esami, pena l’espulsione dal corso». Anche economicamente, secondo chi scrive questa potrebbe rappresentare la strategia migliore per gli Atenei, che vedrebbero aumentare le loro entrate dal pagamento delle iscrizioni al primo anno. Per di più, «il primo anno comprende studi solamente teorici, quali la biologia, la chimica e la fisica, che non richiedono l’impiego di grosse strutture quali ospedali».
Insomma, numero chiuso? No grazie!