Ci risiamo. Come tradizione vuole, l’ultima domenica di ottobre è dedicata all’appuntamento con l’ora solare che ci accompagnerà fino all’ultimo weekend di marzo. Cinque lunghi mesi in cui le giornate sembreranno molto più corte. Alle 3.00, quindi, le lancette degli orologi analogici, dovranno essere spostate indietro di 60 minuti, portandole alle 2.00. Computer, smartphone e tablet si aggiorneranno automaticamente, perciò non è rischiesta nessuna inutile levataccia notturna.
Tanto è stato detto e tanto è stato scritto su questo ‘passaggio’ che regala ai dormiglioni un’ora in più e ai mattinieri un risveglio con più luce (di contro, il sole tramonterà prima), ma con il caro energia e con le bollette sempre più salate ci si chiede se spostare indietro le lancette sia la scelta giusta.
Perché esiste il cambio di orario?
Il primo che pensò al meccanismo dello spostamento orario fu Benjamin Franklin che, nel 1784, pubblicò sul quotidiano francese Journal de Paris un saggio intitolato “Un progetto economico per la riduzione del costo della luce”. In sostanza, ci si chiedeva se fosse utile sfruttare le ore di luce del pomeriggio per allungare la giornata nei mesi estivi. Ma come accade spesso alle idee più lungimiranti, i tempi non erano maturi e le sue teorie non trovarono mai seguito. Si dovette aspettare circa un secolo, fino al 1907 quando William Willett propose il provvedimento al governo inglese. Scrisse il Daylight Saving Bill, ma morì prima di vedere attivo il British Summer Time che esiste dal 1916.
In Italia, invece, fu introdotta per la prima volta il 3 giugno del 1916. Fu abolita e ripristinata diverse volte, ma è “solo” nel 1996 che venne adottata definitivamente.
L’idea di introdurre l’ora legale nasce dal bisogno di ottimizzare l’uso della luce solare per ottenere un risparmio nel consumo di energia. Il concetto è semplice: sfruttare l’allungamento delle giornatepaese. Spostando di un’ora l’orario si riesce ad avere la luce naturale al mattino e si guadagna un’intera ora di luce per la sera, ritardando il consumo di energia elettrica per l’illuminazione. Il nome internazionale dell’ora legale è infatti Daylight Saving Time – DST, letteralmente “tempo per il risparmio della luce”.
Eppure nonostante sia un provvedimento antico e che abbia alle spalle un fine nobile non tutti sono concordi. C’è chi da anni si batte per rimanere sempre all’ora legale, per avere 60 minuti di luce in più la sera, anche d’inverno. E chi, invece, non ne vuol sapere e tifa per l’ora solare, quella della natura, tutto l’anno. Forse la diatriba, altrettanto antica, sta per trovare una soluzione.
Abolizione del ‘cambio’
Il Parlamento Europeo ha fatto sua la proposta della Commissione di abolire il cambio. Ogni Stato è stato chiamato a decidere se adottare l’orario solare tutto l’anno oppure quello legale. Il nostro Paese, ad esempio, aveva chiesto di non decidere con una richiesta formale a Bruxelles per lasciare le cose come stanno, ovvero sei mesi con l’ora solare e altri sei con l’ora legale, esattamente come da 54 anni a questa parte.
La proposta è rimasta solo sulla carta.