Ylenia Carrisi, un mistero aperto a New Orleans e chiuso a Brindisi

La morte presunta di Ylenia Maria Sole Carrisi, figlia di Al Bano e Romina Power è stata dichiarata con una sentenza del Tribunale di Brindisi. La sua scomparsa resta ancora oggi un mistero. Era il 31 dicembre del 1993, quando la 23enne sparì nel nulla.

In una storia, prima di voltare pagina e iniziare un nuovo capitolo, è importante chiudere per sempre quello vecchio. Ci vuole tempo, una buona dose di coraggio e tanta forza per scrivere la parola «fine». Nel caso di Ylenia Carrisi, figlia di Albano e Romina Power, l’epilogo è arrivato dopo vent’anni lunghi come un secolo con una sentenza del Tribunale di Brindisi che ha dichiarato la morte presunta della primogenita, scomparsa il 31 dicembre del 1993 a New Orleans e disperatamente cercata ai quattro angoli del mondo.

È stato lo stesso cantante di Cellino San Marco a presentare un ricorso nel 2012. «Non avrei mai voluto arrivarci e difatti ho aspettato dieci anni più del previsto. È un atto dovuto, necessario per una serie di questioni pratiche. Si badi bene, si parla di morte presunta, il che significa che un barlume di speranza resta comunque, nonostante tutto» aveva confessato a mezza voce in un’intervista.

Da quel momento, il Tribunale, come da prassi, aveva disposto la pubblicazione dell’avviso con il quale si dava notizia dell’avvenuta richiesta di un familiare e si invitava chiunque avesse notizie «a farle pervenire entro sei mesi dall’ultima pubblicazione». Nessuno, purtroppo, si è fatto avanti.

La storia della scomparsa di Ylenia

È un silenzio pesante quello calato sulla ragazza dopo l’ultima chiamata fatta ai genitori quella maledettissima mattina di Capodanno dal telefono dell’Hotel “Le Dale”, al 749 di Charles Street, nel quartiere francese della capitale della Louisiana. Un albergo malfamato da 23 dollari a notte, dove alloggiava insieme a Alexander Masakela. Il trombettista di strada che aveva conosciuto qualche mese primaè stato personaggio chiave nel mistero, mai chiarito del tutto. Primo e unico sospettato, ma non colpevole.

Nero, barba grigia, capelli a treccia raccolti dietro la testa. Nel 1994, Masakela dimostrava molto più dei suoi 54 anni. Lei, che all’epoca ne aveva appena 23, lo considerava un guru, un maestro. I due condivisero la stanza numero B one, al primo piano, almeno fino al 6 gennaio, stando alle dichiarazioni della proprietaria dell’albergo che raccontò di aver visto Ylenia uscire “sola, calma e perfettamente lucida” intorno alle 12.00, senza i suoi bagagli. Masakela, invece, rimase fino al 14 gennaio, giorno in cui tentò di saldare il conto utilizzando i Traveller’s cheque intestati alla ragazza.

Nonostante tutti fossero convinti che sapesse molto di più di quello che raccontava, l’uomo-chiave nella scomparsa di Ylenia è stato sempre un uomo libero. Ha trascorso in carcere poco meno di due settimane, ma per essere stato accusato di stupro da una delle tante donne che, pare, non riuscivano a resistere all’appeal del musicista-santone. Nessuno riuscì mai a capire perché vennero trovati in casa di una sua fiamma, il giubbetto ed il walkman della giovane Carrisi.

Il mistero del suicidio

Un altro personaggio importante in questa vicenda è Albert Cordova, un guardiano notturno dell’Audubon Aquarium of the Americas, che giurò di aver visto la sera del 6 gennaio una ragazza bionda gettarsi nelle acque del fiume gelide del Mississippi.

«Era seduta sulla banchina di legno con le gambe penzoloni. Bionda, carina, di età fra i 18 ed i 24 anni. Indossava una giacchetta scura e un vestito con dei disegni, forse dei fiori, che le arrivava fin sotto il ginocchio. Aveva un’espressione molto triste, depressa. Guardava il fiume. In quella striscia di parco è proibito fermarsi di notte: la si può solo attraversare. Così, appena l’ho vista da lontano, mi sono avvicinato fino a uno, due metri. Tutto è durato non più di 30- 60 secondi. Le ho detto: ‘Non puoi stare lì, devi muoverti’. ‘Non importa – mi ha risposto –  tanto io appartengo comunque alle acque’ e con un balzo si è tuffata».

In un primo momento, il custode aveva riconosciuto in quella figura illuminata dalla luce di un lampione, la 15enne Susanne Brooke Javins, scappata di casa, ma quando la ragazza si presentò alla Polizia, il detective Ronald Brink del New Orleans mostrò delle foto più recenti di Ylenia Carrisi e l’uomo cambiò versione. Il racconto della “nuotatrice folle” che per una buona quindicina di minuti, in quelle gelide acque, nuotò cambiando persino lo stile (libero, a dorso e a rana) prima di essere inghiottita dalle correnti, non convinse mai del tutto.

Un pescatore, un imprenditore toscano, il barista di un locale nel quartiere francese e due fratelli siciliani proprietari di un’enoteca in Charles street erano convinti di aver visto Ylenia una settimana dopo il 6 gennaio. Eppure la pista del suicidio nel fiume restò per anni la più credibile.

Le strade battute

Si è davvero suicidata, è stata rapita, uccisa, si è allontanata volontariamente o è stata circuita? Con il tempo altre ipotesi hanno iniziato a farsi strada, “rivelazioni” spettacolari quanto false che hanno alimentato la speranza di poter ritrovare Ylenia viva.

Al momento, l’unica cosa certa, è che in quella città magica e maledetta, che detiene il record delle persone scomparse, Ylenia sparì nel nulla. Insieme a lei, da quella sera svanì anche la favola di Albano e Romina. Quella “felicità” che li aveva resi famosi in tutto il mondo, era stata frantumata dal dolore, dalle ricerche senza esito, dalle testimonianze fasulle, dai numerosi sciacalli.