Stupro di una collega, dopo il turno di lavoro. 48enne condannato a 6 anni di reclusione

La violenza sessuale, per mano del collega, nonché cognato della vittima, si sarebbe verificata nella notte, del 25 giugno scorso, in una località di campagna nei pressi della strada che da Lecce conduce a San Cataldo.

Condanna a 6 anni di reclusione per violenza sessuale, al termine del processo sul presunto stupro di una collega di lavoro, per mano di  48enne, residente a Lecce. Il grave episodio sarebbe avvenuto in una zona isolata di campagna, sulla strada che conduce a San Cataldo.

La sentenza, con motivazione contestuale, è stata emessa ieri dal gup Maria Francesca Mariano, al termine del rito abbreviato. Il giudice ha disposto anche il risarcimento del danno in separata sede ed una provvisionale di 30mila euro in favore della vittima, parte civile con l’avvocato Angelo Valente.

L’imputato, assistito dall’avvocato Ivan Feola, potrà fare ricorso in Appello.

In base a quanto sostenuto dal gip nelle motivazioni: “la condotta deve posta in essere deve qualificarsi come violenza sessuale consumata essendo stato imposto per costrizione una atto sessuale alla persona offesa che aveva espresso chiaramente un NO più volte ribadito…”.

L’inchiesta, coordinata dal pm Lugi Mastroniani,  ha preso il via dalla denuncia della presunta vittima. La violenza sessuale si sarebbe verificata nella  notte, del 25 giugno scorso, dopo una serata di lavoro. La vittima e il presunto violentatore sono colleghi ed hanno un lontano rapporto di parentela. E i fatti contestati si sarebbero verificati sulla via del ritorno a casa. Il 48enne si sarebbe offerto di accompagnare la collega, una 24enne, pure lei residente a Lecce. Lungo il tragitto, l’uomo avrebbe effettuato una deviazione del percorso, dirigendosi sulla via per la marina di San Cataldo. E avrebbe condotto la collega in una località di campagna, buia e lontana da occhi indiscreti.

Il 48enne dopo avere arrestato la marcia e, una volta immobilizzata la giovane, l’avrebbe costretta a subire un rapporto sessuale. Successivamente l’avrebbe riaccompagnata a casa. La 24enne, però si presentò in ospedale per poi denunciare quanto accaduto. Si è poi arrivati all’apertura di un’inchiesta e alla richiesta di rinvio a giudizio.

Il legale dell’imputato ha però chiesto il rito abbreviato (consente lo sconto di pena di un terzo, in caso di condanna). Ed in queste ore è arrivato il verdetto di condanna in primo grado che potrà essere appellato dalla difesa.



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