
Poche parole, condivise su Facebook in un momento di disperazione, avevano fatto temere il peggio. «Ricordatemi con il sorriso, con la mia forza e la mia debolezza» aveva scritto Andrea Antonaci, 41enne di Sogliano Cavour. Molti, leggendole, avevano capito che il giovane tifoso del Lecce stava meditando dentro di sé di compiere un gesto estremo.
Proprio quando stava pensando di «mollare», la vita gli ha regalato un’altra possibilità, gli ha fatto capire che, forse, valeva la pena combattere ancora. Andrea è stato salvato da un malore, provvidenziale in questo caso. Un malessere che lo ha strappato alla morte, anche se sembra paradossale. Lo racconta lui stesso in un lungo post condiviso sui social per scusarsi con gli amici che aveva allarmato, per chiedere “perdono” per la preoccupazione che ha dato a tutti.
Ammette di aver pensato di farla finita il giovane sostenitore dei giallorossi, ma proprio mentre stava per salutare questo mondo a cui sentiva di non appartenere più è successo qualcosa, quel ‘qualcosa’ che ha permesso di scrivere un’altra storia.
«Quando hai deciso di fare quella cosa – si legge – proprio in quel momento, ti senti male e sei quasi contento, svieni, ma quando ti risvegli in un letto di ospedale capisci che stavi commettendo l’ennesimo errore, ‘il più immenso’». Vedere tanta gente che gli ha teso la mano, virtuale e non, ha fatto bene ad Andrea, gli ha insegnato che bisogna sempre lottare.
«Lottare per vincere», come ha fatto il suo Lecce che è riuscito a conquistare la promozione in serie A , realizzando un sogno che, ad inizio campionato, sembrava poco fattibile. La prossima stagione si giocherà nella massima serie e ci saranno altri obiettivi da raggiungere, altri traguardi da conquistare. Nel calcio funziona così, un po’ come nella vita.