Foto e messaggi inneggianti a fascismo e nazismo. Diventa definitiva la condanna per un militare

Rispondeva dell’accusa di apologia del fascismo, con l’aggravante della manifestazione di idee o metodi razzisti.

La Cassazione ritiene infondato il ricorso e diventa definitiva la condanna per un militare accusato di avere postato su Facebook una serie di immagini, foto e messaggi, inneggianti a Mussolini ed Hitler. Gli “Ermellini” hanno rigettato il ricorso della difesa. Ed è stata, dunque, confermata la pena di 1 anno di reclusione (pena sospesa) per M.C, 53 anni, di Alessano, sottufficiale della Guardia Costiera.

Rispondeva dell’accusa di apologia del fascismo, con l’aggravante della manifestazione di idee o metodi razzisti.

L’imputato era stato condannato in primo grado dal giudice monocratico Fabrizio Malagnino del Tribunale di Lecce. La condanna venne poi confermata in appello. I fatti si sono verificati, tra novembre del 2017 e aprile del 2018.

L’inchiesta è stata condotta dal pubblico ministero Luigi Mastroniani.

Sotto la lente della Procura è finita l’immagine del giuramento fascista e di Benito Mussolini, postate sui social. E poi tante altre riconducibili anche all’attualità: una mano che impugnava proiettili, corredata dal commento sono arrivati i vaccini obbligatori per i clandestini.

Secondo la difesa, si trattava di post estemporanei. Il profilo Facebook, pur pubblico, era però personale, sicché poteva essere raggiunto soltanto da coloro che “seguono” il ricorrente.

La Cassazione ritiene invece che “i contenuti vietati e destinati a ricostituire il partito fascista, anche tramite la specifica diffusione dei suoi simboli e delle idee razziste e antidemocratiche, sono stati oggetto, da parte dell’imputato, di una specifica e reiterata esaltazione cui numerosi soggetti hanno prestato piena e convinta adesione, così palesandosi la concretezza del pericolo di ricostituzione del partito fascista che la norma incriminatrice, in attuazione della previsione costituzionale, osteggia”.