Non consegna la posta che doveva smistare, ma la droga sì. Arrestata dipendente ‘infedele’, nei guai anche il figlio

Per una dipendente di Poste Italiane e suo figlio si sono aperte le porte del carcere di Lecce. In casa i militari hanno trovato droga, ma anche posta mai consegnata.

«Chi cerca, trova» recita un noto proverbio popolare. Così è stato anche per i Carabinieri della stazione di Tricase che hanno scoperto un consistente quantitativo di droga, mentre tentavano di fare luce su un caso di posta rubata. Tutto è cominciato da un’indagine per «peculato» nei confronti di una dipendente ‘infedele’ di Poste Italiane, impiegata al centro di smistamento nella zona industriale della cittadina del Capo di Leuca. La donna, una 54enne originaria di Ruffano, era sospettata di essersi impossessata di lettere e pacchi da quando, nell’abitazione in cui aveva vissuto fino allo sfratto, gli uomini in divisa avevano trovato sei pacchi neri contenenti centinaia di documenti ed incartamenti, mai recapitati ai legittimi destinatari. È stata la pulce nell’orecchio, come si suol dire. Ma andiamo con ordine.

La scoperta della Posta mai recapitata

Era il 30 settembre 2019 quando i Carabinieri hanno trovato, all’interno dell’appartamento abitato dalla donna fino a poco prima dello sfratto, sei enormi pacchi neri contenenti buste di varie dimensioni, pacchi e lettere che la dipendente, con grande abilità e pazienza, aveva ‘rubato’ dal luogo di lavoro. Busta dopo busta, pacco dopo pacco, giorno dopo giorno, senza destare il minimo sospetto fra i colleghi. Nessuno si era accorto di nulla. Tutte le confezioni erano vuote e chissà cosa potevano contenere. Probabilmente qualcosa di prezioso.

Quando la corrispondenza non recapitata è finita nelle mani dei militari, all’insaputa della 54enne, gli uomini dell’Arma hanno bussato alla porta dell’azienda di servizi postali, per chiedere lumi. I responsabili, fortemente costernati a causa della notizia, si sono messi subito a disposizione degli investigatori. Solo collaborando potevano ottenere giustizia, soprattutto per quelle persone finite, loro malgrado, nel mirino della dipendente infedele che per mesi aveva creato danni e disagi, senza destare alcun tipo di sospetto. Disservizi creati a loro insaputa.

Pedinata per giorni

La donna è stata ‘osservata’ dagli uomini in divisa per giorni sia per capire il mezzo di trasporto usato, sia per comprendere quale era il suo nuovo domicilio. Da lontano, fino a quando sono passati all’azione e hanno fermato la donna, al termine del suo turno lavorativo. Era al volante di una Fiat multipla, risultata anche priva di assicurazione. Una prima conferma è arrivata durante la perquisizione veicolare. Nella tasca laterale dell’autovettura sono spuntate fuori alcune buste aperte e mai recapitate, che la 54enne ha tentato, maldestramente, di nascondere durante il controllo dei carabinieri. Il suo tentativo è stato vano, così i Carabinieri che già stringevano tra le mani un decreto di perquisizione, hanno deciso di bussare alla porta della sua abitazione. Giusto per fare chiarezza.

“Ci sono i Carabinieri” e in casa spunta fuori la droga

Una volta a casa, gli uomini in divisa hanno fatto un’altra scoperta. Probabilmente inaspettata. Una storia brutta in una storia brutta. Quando hanno fatto irruzione, infatti, hanno sorpreso il figlio mentre stava confezionando alcune dosi di droga. A nulla è servito il tentativo della mamma di avvisare il ragazzo, gridando «ci sono i Carabinieri». I militari sono riusciti a bloccarli, prima che potessero scappare.

Sul tavolo, invece, sono stati rinvenuti due bilancini elettronici di precisione, due paia di forbici e cucchiaio, insieme a tutto il materiale necessario per il confezionamento delle dosi. E la droga. Tanta.

Per la precisione 8 sacchetti in cellophane contenenti rispettivamente 31,44 grammi, 26,84 grammi, 27,07 grammi 81,31 grammi, 14,99 grammi, 25,68 grammi, 2,57 grammi e 2,67  grammi di stupefacenti. Un totale lordo di 212,57 grammi di marijuana. E ancora un sacchetto di cellophane con 17,64 grammi di cocaina, un grinder e due pacchi da 1000 pezzi ciascuno contenenti bustine trasparenti in cellophane, più altre buste contenenti numero indefinito medesimi involucri. Tutto sottoposto a sequestro.

Altra posta

La droga, come detto, non è stata l’unica sorpresa. I carabinieri hanno trovato due cover per cellulari, ancora incartate, probabilmente asportate dai pacchi postali rinvenuti. Non erano le uniche buste. C’erano centinaia di altre lettere e pacchi all’interno di un sacco nero, simile a quelli rinvenuti il 30 settembre.

Tanto è bastato, insomma, a far scattare l’arresto in flagranza del reato per la mamma, il figlio e una terza persona trovata in casa durante il blitz. L’accusa contestata ai tre è «detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti». Dopo le formalità di rito per i due consanguinei si sono aperte le porte del Carcere di Lecce. L’ospite, un 23enne, è finito ai domiciliari.

La donna risponde anche di “peculato per beni mobili asportati da incaricato pubblico servizio” e “circolazione con veicolo privo di copertura assicurativa”. Fatto per cui è stata anche multata. L’auto è stata posta sotto sequestro amministrativo in conseguenza della violazione all’art. 193 del Codice della Strada.

La corrispondenza mai consegnata sarà restituita a Poste Italiane s.p.a. per le conseguenti operazioni aziendali. L’azienda, alla notizia dell’arresto e dell’ulteriore rinvenimento di posta rubata, ha avviato la procedura di sospensione immediata nei confronti della dipendente incaricata di pubblico servizio gravemente indiziata di peculato.

Le indagini continueranno sia per appurare provenienza e destinazione della droga rinvenuta, sia per risalire, con la collaborazione di Poste Italiane, ai clienti vittime del comportamento illecito della dipendente.