Avrebbe maltrattato la convivente per tre lunghi anni, costringendola anche a subire rapporti sessuali. E poi, la vittima sarebbe stata segregata in casa e costretta a non avere contatti con familiari e amici. Un 46enne leccese è finito in manette e condotto in carcere, il 21 giugno scorso, in applicazione dell’ordinanza di misura cautelare, a firma del gip Sergio Tosi.
In mattinata, l’uomo è stato ascoltato in modalità “da remoto” dal giudice. Assistito dall’avvocato Cristiano Solinas, ha offerto la propria versione dei fatti, respingendo le accuse e ammettendo soltanto di avere avuto qualche sporadico alterco con la convivente. Al termine dell’interrogatorio di garanzia, il gip ha concesso al 46enne leccese gli arresti domiciliari. Risponde delle ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e sequestro di persona aggravata.
Le indagini condotte dai carabinieri di Lecce, hanno preso origine dalla denuncia della vittima, del maggio scorso, che si era rivolta al Centro Antiviolenza “Renata Fonte”.
Sono seguite varie integrazioni a cui sono stati allegati i referti delle violenze subìte per mano del convivente, tra giugno 2017 sino al maggio 2020. Inoltre, la donna è stata ascoltata, in modalità protetta, alla presenza di una psicologa.
Secondo il sostituto procuratore Giorgia Villa, il 46enne leccese avrebbe maltrattato la convivente, attraverso condotte vessatorie, violente e minacciose, cercando di ottenere un pieno ed assoluto controllo di ogni singolo aspetto della sua vita. Tante le manifestazioni di possessività e sopraffazione, confluite nell’ordinanza. L’uomo si sarebbe impossessato del suo smartphone per impedirle di contattare la propria famiglia e i propri amici; controllando i pochi messaggi che la donna riusciva a scambiare con qualche amica. E avrebbe imposto il proprio volere anche sulle scelte lavorative della convivente, scegliendo lui stesso l’attività l che doveva svolgere e trattenendo le somme dalla stessa guadagnate. Inoltre, l’avrebbe privata dei documenti d’identità, utilizzandoli per attivare carte “Postepay” che poi usava lui stesso. E poi, l’arrestato, secondo l’accusa, stabiliva quotidianamente come doveva vestirsi, impedendole di fare acquisti senza la sua autorizzazione.
Vengono inoltre contestati i maltrattamenti quotidiani ai danni della donna. Lanci di oggetti, schiaffi, calci, pugni, tanto da causarle, in una circostanza, lesioni e lividi sulle gambe e sul viso. La vittima veniva poi offesa e minacciata ripetutamente di morte, come quando il compagno le diceva che l’avrebbe buttata a mare o legata in campagna e fatta sparire.
Come detto, la convivente sarebbe stata anche costretta a consumare rapporti sessuali, ai quali veniva costretta contro la sua volontà. Non solo, poiché sarebbe stata segregata nell’abitazione a chiave, quando l’uomo doveva uscire per lavoro.
In alcune occasioni, la donna è stata chiusa nel bagno di casa, dopo essere stata picchiata ed insultata. E veniva “liberata” soltanto alcune ore dopo.
Nell’ordinanza, il gip Tosi sottolinea la spiccata pericolosità sociale del 46enne leccese, “soggetto di indole violenta ed aggressiva, il quale agisce in preda ai propri impulsi in totale spregio per la dignità umana, per cui non si può escludere che possa facilmente individuare un’altra vittima vulnerabile da assoggettare al proprio dominio”.