Riforniva il boss Marco Barba di cocaina, braccato dai carabinieri si consegna. Arrestato “Babbalasciu”

È stato arrestato Danilo Pugliese, 49enne di Brindisi, detto “Babbalasciu”. Era il pusher del boss Marco Barba, il “Tannatu” di Gallipoli.

È accusato di essere il principale fornitore di stupefacenti di Marco Barba, chiamato da tutti “Tannatu”, in un periodo in cui stava scontando gli arresti domiciliari. Il pusher di cocaina, tal Danilo Pugliese, 49enne di Brindisi, noto con il soprannome di Babbalasciu, aveva il fiato sul collo degli uomini in divisa.

Sul suo capo, infatti, pendeva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, datato 15 ottobre. Tant’è che, consapevole di essere braccato dai Carabinieri, ha deciso di consegnarsi nelle mani della Digos di Brindisi che, insieme ai colleghi della compagnia di Gallipoli, gli hanno notificato il provvedimento. Oltre a Pugliese, altre due persone sono indagate a piede libero.

L’uomo, una volta concluse le formalità di rito, è stato accompagnato presso la locale casa circondariale, dove ora si trova.

Non poteva che chiamarsi «Barbapapà III» l’operazione che ha portato all’arresto di “Babbalasciu”, volto già conosciuto alle forze dell’ordine. Si tratta, infatti, dell’ultimo capitolo di un filone investigativo nato nel lontano 2016.

Barbapapà I

La prima operazione si è conclusa il 3 dicembre del 2016 con la cattura di Marco Barba, elemento di spicco della Sacra Corona Unita e uno dei volti di punta del clan Padovano, che aveva il monopolio su Gallipoli e dintorni. Le accuse contestate a Tannatu erano gravissime: i reati che aveva commesso spaziavano dalla tentata estorsione, agli atti persecutori passando per gli attentati incendiari e dinamitardi contro commercianti e semplici cittadini, il porto e detenzione di munizionamento ed armi da fuoco di diversa tipologia, sia comune da sparo che da guerra, nonché di materiale esplodente.

Barbapapà II

Nel 2017, invece, il boss gallipolino mentre era in carcere finì ancora nei guai per omicidio volontario e soppressione di cadavere. Reati che gli furono contestati dopo il ritrovamento, in un boschetto alla periferia di Gallipoli, del cadavere del marocchiono Khalid Lagraidi.

Il monitoraggio delle attività tecniche avviate fin dal 2016 hanno permesso agli inquirenti di scoprire l’approvvigionamento di cocaina. Barba, sottoposto all’epoca ai domiciliari veniva rifornito da Pugliese.