Sfrutta braccianti extracomunitari per la raccolta delle angurie, arrestato 51enne imprenditore di Nardò

È la seconda operazione da parte dei militari dell’Arma a contrasto del caporalato e dello sfruttamento di mano d’opera. L’uomo impiegava per raccogliere i frutti sette tunisini e due algerini.

Dopo l’arresto, lo scorso 6 luglio, di un imprenditore agricolo che, per poco più di un euro al quintale, faceva raccogliere angurie a braccianti extracomunitari a Nardò, si è conclusa nella giornata di ieri una delicata e articolata attività investigativa finalizzata alla prevenzione e contrasto dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro

Predisposta una task force dell’Arma

Già dalla metà di giugno, a tal fine, il Comando Provinciale dei Carabinieri ha predisposto una task force, con ausilio di personale altamente specializzato del Nucleo Ispettorato Carabinieri), che opera in tutto il territorio salentino, con una particolare attenzione alle campagne neretine, interessate dal fenomeno, specialmente per quel che concerne la raccolta di angurie.

Il caporalato, cos’è

Il fenomeno del caporalato si incentra sulla figura di colui che utilizzi, assuma o impieghi manodopera sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento, ovvero approfittando del loro stato di bisogno, oppure sul “caporale”, colui che recluti manodopera allo scopo di destinarla a lavoro presso terzi alle stesse

Ieri l’arresto di un imprenditore

Ebbene, proprio questo rapporto trilaterale tra operaio (prestatore d’opera), caporale (colui che assolda, assicura e preleva la manodopera) e datore di lavoro (proprietario del fondo o dell’impresa agricola) è la chiave di lettura della fattispecie illegale dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e per la quale, nella giornata di ieri, è stato arrestato in flagranza di reato Marcello Corvo, neretino incensurato di 51 anni, amministratore unico di una società adibita all’impianto, cura e raccolta orticola. È stato tratto in arresto il datore di lavoro, non il caporale; quest’ultimo, individuato e identificato e stato deferito a piede libero.

I fatti

Corvo, come dimostrato dalle accurate indagini, ha utilizzato, assunto e impiegato nove braccianti agricoli di (sette di nazionalità tunisina, due algerina), con regolare permesso di soggiorno, approfittando del loro stato bisogno (tutti monoreddito con famiglie a carico) e sottoponendoli a condizioni di sfruttamento.

Nella fattispecie i militari, grazie all’ausilio di servizi osservazione, controllo e pedinamento in abiti e vetture civili, videoriprese e fotografie, prove documentali e dichiarazioni dei braccianti, hanno accertato che questi avessero prestato ininterrottamente attività lavorativa per la raccolta angurie, su alcuni fondi agricoli di Nardò, dalla fine di giugno sino alla giornata di ieri (anche per più di 30 giorni di seguito, domeniche comprese), per 10 ore giornaliere, con una retribuzione per tariffa a cottimo (euro 1 per quintale angurie).

Tutto ciò in violazione dei contratti collettivi nazionali e territoriali, non rispettando peraltro l’ordinanza del sindaco della città salentina, in virtù della quale è proibito lavorare sui campi agricoli dalle ore 12:30 alle ore 16:30, nel periodo che va dal 21 giugno al 31 agosto.

Mancanza di sicurezza e servizi

Gli uomini della “Benemerita, hanno constatato, altresì, il mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro: i braccianti svolgevano l’attività senza aver ricevuto alcun dispositivo di protezione individuale (guanti, scarpe, pantaloni anti strappo), anzi erano costretti dalle circostanze a procurarli autonomamente. Riscontrata anche la totale mancanza di bagni chimici nei luoghi di lavoro e corsi di formazione ed informazione.

Dimore fatiscenti

Alcuni braccianti, inoltre, dimoravano in abitazioni di Nardò, in una situazione degradante e fatiscente.

All’esito di una perquisizione del mezzo dell’imprenditore, infine, i militari hanno rinvenuto e sequestravano documentazione che attestava le varie giornate lavorative e la metodologia di pagamento, a cottimo, insieme ad un planning adibito a libro paga dei braccianti.

L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato tradotto presso la propria abitazione, in regime di arresti domiciliari a disposizione del Sostituto Procuratore di Turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, Massimiliano Carducci.



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