«Ti faccio male e non mi faccio nemmeno un giorno di galera». Maltrattava la moglie e sua figlia, arrestato

È un racconto dell’orrore quello scritto nell’ordinanza che ha disposto l’arresto di un 44enne del basso Salento, accusato di aver maltrattato e umiliato la moglie e violentato la figlia di lei

«Ti faccio male e non mi faccio nemmeno un giorno di galera». Per un 44enne del basso Salento si sono aperte le porte del carcere di Lecce come scritto nero su bianco nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Giudice Alessandra Sermarini. Il quadro che ha portato al provvedimento è un vero e proprio incubo. La moglie dell’uomo e sua figlia affetta da disabilità intellettiva di grado lieve e immaturità affettivo-relazionale sono state umiliate, offese, minacciate ogni giorno. «Ti faccio male senza che ti tocco e non mi faccio neanche un giorno di galera, ti devo far impazzire, tu sei pazza, ti devi rinchiudere in un manicomio» avrebbe detto alla moglie. Solo una delle tante violenze verbali. Ma non ci sono state solo le parole pesanti, quelle che feriscono e fanno male come uno schiaffo. Anche quelli non sono mancati.

Come ricostruito durante l’indagine, condotte dal pm Simona Rizzo, l’uomo aveva isolato la donna e la piccola, le obbligava a mangiare solo quello che cucinava, controllava ogni loro movimento, costringeva la ragazzina a svolgere lavori pesanti, portandola con lui in campagna. «Non spendo i miei soldi per i libri, tanto non capisci niente», le diceva. Un clima di terrore “protetto” dalle mura di casa. Ad agosto dello scorso anno aveva messo le mani al collo della minore, in un’altra occasione l’aveva picchiata a suon di calci e pugni e minacciata con una katana, in un’altra ancora aveva usato una cintura. E se avessero parlato, se si fossero ribellate aveva promesso che avrebbe fatto sparire la bambina e ucciso la donna.

Le violenze, purtroppo, andavano anche oltre. L’uomo avrebbe costretto la minore ad avere rapporti anali, le lavava personalmente la biancheria intima. Non solo, pretendeva di fare lui la doccia alla bambina e girava nudo per casa, guardando anche film pornografici davanti alla bambina. «Ti prego mamma, stai zitta se no mi uccide, non parlare perché mi uccide, se la prende con me» ripeteva spesso, quelle rare volte in cui comunicava con la madre, visto che l’uomo aveva imposto il silenzio.

Dal racconto della donna si intuisce la malvagità del 44enne, conosciuto quando si trovava in Germania per lavoro. Non solo, sospettava che l’uomo la stesse avvelenando. Per due motivi: i sintomi mai percepiti prima come la sonnolenza e il fatto che il 44enne con insistenza vietava alla bambina, apostrofata con offese gravissime, di non mangiare il cibo della mamma che lui puntualmente cucinava.

Aveva provato a mettere fine alla relazione, nel 2013, quando la donna aveva saputo che il compagno era finito in carcere con l’accusa di uxoricidio. Aveva ucciso la ex compagna, madre di suo figlio, ma aveva raccontato che fosse morta in un incidente stradale.

Un inferno, una prigione dalla quale sono riuscite a fuggire. Ora hanno trovato ospitalità in una casa rifugio, grazie all’aiuto del Centro Renata Fonte.

L’arrestato, difeso dall’avvocato Rita Ciccarese lunedì potrà dire la sua durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip.