Minacce di morte, percosse e rapina per saldare un debito? Assolti tre imputati al termine del processo

Il collegio giudicante ha accolto in pieno la richiesta di assoluzione del collegio difensivo e del pubblico ministero Maria Vallefuoco.

Erano accusati di avere minacciato di morte e percosso un conoscente, arrivando anche a rapinarlo per un precedente debito.

Al termine del processo, i giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa) hanno assolto con formula piena: D.P., 30enne ed A.B., 26enne, entrambi di Monteroni e A.G. 26 anni di Cavallino. Il collegio giudicante ha accolto la richiesta di assoluzione del collegio difensivo composto dagli avvocati: Giancarlo Dei Lazzaretti, Davide Pastore e Simona Blago. I tre legali  hanno dimostrato in aula, l’estraneità alle accuse dei propri assistiti.

Anche il pm Maria Vallefuoco ha chiesto l’assoluzione per i tre imputati.

D.P. rispondeva di due episodi di tentata estorsione. Secondo l’accusa, nel marzo del 2019, avrebbe cercato di ottenere dalla presunta vittima, la somma di 20mila euro per un vantato credito di 7.500 euro. E per ottenere ciò, lo avrebbe spintonato e minacciato, presentandosi in casa sua assieme a tre persone non identificate.

Lo stesso D.P. pochi giorni dopo, avrebbe costretto sotto minacce un’altra persona a recarsi con lui, presso l’abitazione della presunta vittima. E nel caso non avesse risolto la questione con quest’ultimo, sarebbe tornato per prendere i mobili, con una tanica di benzina.

Secondo l’accusa, D.P. rispondeva anche di rapina, in concorso con A.B. e A.G. ed assieme ad altri due individui, non identificati. Si sarebbero recati, sempre in data 13 marzo del 2019, in casa della vittima. E si sarebbero impossessati di due Rolex, di un paio di orecchini e infine delle chiavi della Mercedes. Per ottenere ciò, lo avrebbero immobilizzato, mentre D.P. lo colpiva con pugni. Quest’ultimo lo avrebbe anche minacciato di morte e di bruciargli l’abitazione se non gli avesse consegnato la somma di 30mila euro.

Tali accuse, come detto, sono “cadute” al termine del processo.



In questo articolo: